Il Regno Unito è ufficialmente entrato in recessione: questa sostanzialmente inutile informazione è fornita dal dato del quarto trimestre 2008 del Pil, che si è contratto dell’1,5 per cento, dopo il meno 0,6 per cento del terzo trimestre. Naturalmente si tratta della definizione “scolastica” di recessione, perché il Regno Unito non dispone di un ente preposto a datare l’inizio di una recessione, come invece avviene negli Stati Uniti con il National Bureau of Economic Research (NBER).
Ma c’è un’importante puntualizzazione metodologica: negli Stati Uniti il numero headline di Pil è dato dalla variazione trimestrale reale (cioè depurata dall’inflazione), corretta per la stagionalità ed annualizzata. Per contro, in Eurolandia e Regno Unito il principale dato di Pil è la variazione reale trimestrale, non annualizzata. Se non avete ancora cambiato canale ciò si traduce, in soldoni, nella non immediata confrontabilità del Pil britannico (ed europeo) con quello statunitense. Oggi, le stime di consenso prevedono (Tremonti direbbe congetturano) che nel quarto trimestre 2008 il Pil americano si sia contratto del 5 per cento, trimestre su trimestre annualizzato. Adottando il criterio americano, quindi, il Pil britannico si è contratto nel quarto trimestre di un deprimente e lievemente spaventevole 6,14 per cento. E la luce che qualcuno crede di vedere in fondo al tunnel potrebbe essere il treno.