Secondo l’ultimo sondaggio Washington Post/ABC, solo il 21 per cento degli americani si definisce Repubblicano, contro il 25 per cento dello scorso marzo ed il 32 per cento dell’ultimo Election Day. Il dato odierno è il minore dal 1983, e conferma che il GOP si sta progressivamente restringendo e divenendo un partito ultra-tradizionalista, rancoroso e radicato nell’America profonda (questa non è esattamente una caratterizzazione positiva): il partito del no su matrimoni omosessuali, immigrazione e tasse (con qualche vistosa amnesia). E ciò malgrado gli inviti di alcuni suoi esponenti ad attenuare il “muro valoriale” e divisivo che il partito sta indefessamente costruendo dal 5 novembre.
Questo dato di autoidentificazione spiega agevolmente perché Obama è recentemente risultato uno dei presidenti più polarizzanti degli ultimi decenni: non tanto per un’agenda radicale più presunta che reale, quanto per il restringimento e la radicalizzazione dell’elettorato repubblicano.
Update: il senatore Arlen Specter passa coi Dems. E non sembra un caso di mastellismo, pur facendo la tara per l’esigenza di sopravvivenza politica personale:
«Since my election in 1980, as part of the Reagan Big Tent, the Republican Party has moved far to the right. Last year, more than 200,000 Republicans in Pennsylvania changed their registration to become Democrats. I now find my political philosophy more in line with Democrats than Republicans»
Addendum: l’opinione di JCF;