Patacche internazionali

Mancano pochi giorni all’inizio della inutile coreografia del G8, a l’Aquila, e la terra non smette di tremare. Non è un problema, assicura Guido Bertolaso, lo sciame sismico era previsto, e potrebbe durare ancora per molto, esiste un piano B. E mentre ci chiediamo se ora qualche esponente di governo chiederà che l’Istituto Nazionale di Geofisica pubblichi i dati di magnitudine e frequenza delle scosse “ogni tre mesi” e non quotidianamente, “per evitare lo spezzatino” oltre che di arrecare danno “allo sviluppo ed all’immagine del nostro paese”, non possiamo non notare la speculare patacca della cosiddetta “stampa internazionale”, opportunamente “spinnata” da Repubblica in un articolo che sembra scritto in stato etilico.

Si parte col Times che compendia tutte le vulnerabilità negoziali di Berlusconi (come se in questi vertici il paese organizzatore potesse davvero determinare l’agenda ed i suoi esiti!), e giunge addirittura a prefigurare l’espulsione dell’Italia dal G8 per inadempienza nel versamento degli aiuti al Terzo Mondo. Come se questa fosse una priorità reale del G8. Sempre il Times, in altro articolo, stigmatizzerebbe il sessismo berlusconiano, citando l’ennesima, immancabile raccolta di firme contro di lui, e giungendo pure ad addebitargli la finora mancata risposta del Vaticano per un’udienza papale “di massa” a tutte le first ladies, richiesta dal premier italiano. Se questi sono i punti di vulnerabilità del governo italiano, c’è da dormire tra otto guanciali.

Ancora il Times, in un articolo che copre le vicende del terremoto, dà voce a tal Valentina, che dice: “Le nostre carte di credito e i nostri bancomat sono sotto le macerie. Non ci è permesso di andare a cercare di recuperarli. Lo stato ci aveva promesso 800 euro per tre mesi come risarcimento alle vittime del terremoto, ma io non ho visto un centesimo“. Ma da quando le carte di credito e debito smarrite, sottratte o distrutte devono essere fisicamente recuperate per consentire di tornare nella disponibilità del denaro custodito su conti correnti bancari? Questa è davvero una idiozia da esposizione. Altro discorso, naturalmente, è l’asserita mancata erogazione di somme di emergenza ai terremotati, ma non si può montare un articolo scrivendo farneticazioni del genere. Soprattutto pensando a quant’altro si sarebbe potuto scrivere in merito, a partire dalle “crociere sull’Adriatico” per gli sfollati e proseguendo con la disponibilità delle case del premier per accogliere i terremotati. Attendendo la consegna delle case nuove.

Il resto di questa improbabile rassegna stampa è fatto del solito repertorio: giornalisti che si infiltrano nella zona rossa, la raccolta delle gaffes di Berlusconi. Se Repubblica vuole rendersi pericolosa per il premier, dovrebbe curare di più i dossier che consegna ai corrispondenti della stampa estera in Italia: da questo pezzo l’immagine di Berlusconi può solo uscire rafforzata, soprattutto considerando il fideismo che caratterizza molti suoi elettori, che restano graniticamente convinti che questo governo stia effettivamente facendo delle non meglio precisate riforme.

Il G8 servirà a poco e nulla, al netto dei mal di pancia cinesi per il futuro del dollaro, e della difficile dialettica tra la Francia e la Germania sulle politiche fiscali da adottare per fare uscire l’Europa da una crisi che non accenna a regredire, con o senza la censura ai dati economici che alcuni ministri del nostro governo vorrebbero imporre. Tremonti ha ormai riposto nel cassetto il suo Global Legal Standard, di cui egli stesso ormai ignora significato e probabili linee-guida, ma non rinuncerà a perseguire un paio di righe nello statement finale, con rinvio a data da destinarsi. E dubitiamo fortemente che l’assenza di Veronica Lario possa incidere negativamente sull’esito del consesso globale. I problemi veri sono altri, ma se al nazionalismo con le scarpe di cartone di ampia parte della nostra maggioranza sommiamo il provincialismo di quella parte della nostra stampa che corre a rifugiarsi nello scandalismo da tabloid dei corrispondenti romani della stampa estera (al quale evidentemente anche il Times soggiace), non faremo altro che produrre un gigantesco fondale da Truman Show, ad uso e consumo dello Scodinzolini di turno. Il che, nel breve periodo, può anche servire per spazzare i problemi sotto il tappeto. Finché il tappeto non ci rovinerà addosso, s’intende.

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