La macelleria della logica

Il ministro dell’Economia, è risaputo, è persona dotata di senso dell’umorismo molto sui generis. Solo partendo da questa premessa è possibile apprezzare appieno la boutade proferita ieri da Giulio Tremonti alla convention del Pdl ad Arezzo.

Tentando di contrastare le critiche del segretario del Pd, Pierluigi Bersani, Tremonti ha detto:

«Ha nostalgia di quando era al governo e aumentava le tasse più o meno tutti i giorni. Il ragionamento che fa Bersani è che, visto che aumentano i redditi, aumentano le tasse e, con questo schema se riduci i redditi riduci le tasse, ma questo è meglio non dirlo a Bersani, perché altrimenti i redditi li riduce davvero. Bersani dice che in tempo di crisi non aumentare le tasse non è una cosa giusta e ci vuole di più»

La battuta consiste proprio nell’aver scambiato, si spera per amor di facezia, l’incidenza delle tasse sul Pil (cioè il loro peso relativo), con il loro ammontare complessivo, cioè il valore assoluto. Ipotizziamo invece che Tremonti sappia che il nostro sistema fiscale è progressivo, cioè che al diminuire del Pil le entrate tributarie dovrebbero ridursi più che proporzionalmente: visto che il Pil in Italia è diminuito sia nel 2008 (caso quasi unico tra le grandi economie Ocse, e che dimostra che il nostro paese era già in stagnazione prima dello scoppio della fase più acuta della crisi) che nel 2009, ci saremmo attesi una riduzione dell’incidenza delle entrate fiscali sul Pil.

Così non è stato perché il governo ha attuato una strisciante stretta fiscale, con buona pace della mistica sul non mettere le mani in tasca agli italiani. Se Tremonti praticasse di economia, saprebbe che ogni aumento di pressione fiscale è un elemento di freno alla crescita. Ma certo non possiamo dargli torto se agisce in questo modo: reggendo i cordoni della borsa di un paese che da qualche anno (quelli della sua coalizione al potere) vede un costante aumento dell’incidenza delle spese sul Pil, non può fare altro che far rincorrere la spesa dal gettito. Diversamente i mercati, che ci tengono in libertà vigilata dopo il caso-Grecia, ci punirebbero duramente. Ma questo non è un titolo di merito: Tremonti appartiene ad una coalizione che ha presieduto all’espansione della spesa nel decennio appena terminato, e che ad oggi continua ad essere incapace di bloccarne la dinamica espansiva. Nella legislatura 2001-2006, come ricorderete, bisognava evitare la “macelleria sociale” perché c’era stato l’11 settembre. Ma il resto del mondo, in quello stesso periodo, godette di una delle maggiori espansioni economiche dal Dopoguerra. Evidentemente i terroristi avevano in realtà preso di mira l’economia italiana, non l’America.

Possibile che nessuno guardi i numeri, in questo paese? Sarebbe utile, e potrebbe orientare la scelta dell’“Uomo dell’anno” in modi vagamente più oggettivi. Ah, e un’ultima cosa: “taglieremo le tasse quando ci sarà la ripresa” è un bello slogan, anche se vagamente prociclico. Ma quando (o se) ci sarà la ripresa, la nostra spesa per interessi, beneficiata negli ultimi due anni dalla politica di “tassi zero” perseguita dalle banche centrali, tornerà a impennarsi. Comunque la si giri, questo paese sarà dannato per non essere riuscito neppure a stabilizzare l’incidenza della spesa primaria sul Pil.

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