Su noiseFromAmerika, Michele Boldrin riprende ed amplia l’atto di accusa di Roberto Perotti contro le modalità di assegnazione di due cattedre di ordinario all’Università di Roma Tre. I due posti, uno in diritto tributario e l’altro in economia, appaiono concessi per decisione del ministero (cioè del ministro Mariastella Gelmini), e ristretti a chi fosse già ordinario, attraverso il meccanismo del trasferimento.
Come osserva Boldrin,
Lungo qualsisi dimensione oggettivamente misurabile le caratteristiche di Valeria Termini (la vincitrice, ndPh.) erano e sono inferiori a quelle di Francesco Lippi, Fabiano Schivardi e Paolo Vitale per quanto attiene alla qualifica di professore ordinario di economia politica.
Quindi – ai termini della legge italiana secondo cui i risultati dei concorsi dovrebbero basarsi su una “valutazione comparativa” ed anche secondo il bando di Roma Tre medesima che faceva esplicito riferimento al “merito scientifico” – questo concorso è da considerarsi manipolato.
Segue sdegno da parte del marito della vincitrice, l’economista di sinistra Salvatore Biasco, che ha preannunciato azione civile contro Perotti. Seguiremo gli sviluppi della vicenda, ma qualcosa continua a non tornare. In primo luogo, non torna che un concorso pubblico preveda che le domande dei candidati vengano presentate esclusivamente a mano, forse per sfiducia nella capacità di recapito di poste o corrieri privati. Né torna che un concorso, che dovrebbe svolgersi per “valutazioni comparative” della produzione scientifica dei candidati, in base al principio della peer review, di fatto si svolga in modo che viola palesemente tale principio, a meno che la vincitrice non abbia una produzione scientifica segretata.
Ora non resta che attendere che, alle domande di Perotti e Boldrin, qualcuno degli interessati propenda per rispondere, anche se è lecito dubitarne. Il silenzio è d’oro, nel paese dove il privato è pubblico, per buttarla in sociologia, e dove il pubblico viene quotidianamente privatizzato per riflesso di casta.