Una deliziosa polifonia

In Italia già “c’è stato da poco un intervento che a regime puo’ rivelarsi anche più robusto”. Lo ha detto il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, a proposito dell’intenzione del governo spagnolo di aumentare l’età pensionabile. Il ministro ha ricordato, infatti, che nei mesi scorsi è stato deciso in Italia di agganciare automaticamente l’età di pensione all’aspettativa di vita a partire dal 2015, ma cominciando il calcolo già da quest’anno. “La Spagna – ha sottolineato Sacconi – sta cominciando solo a parlarne nel Consigli dei ministri, poi si vedrà” – Ansa, 29 gennaio 2010

“Al vertice europeo ho posto il problema dell’età pensionabile visto che c’è l’esigenza da parte di tutti. Le pensioni stanno pesando sempre più sui bilanci di tutti gli stati”. Lo afferma il premier Silvio Berlusconi, nel corso di una passeggiata nella capitale belga, parlando di alcuni temi posti al vertice europeo straordinario – Ansa, 11 febbraio 2010

Nel frattempo, in un universo parallelo a quello di Sacconi, la Corte dei Conti si rifiuta di partecipare ai festeggiamenti ormai quotidianamente organizzati dal presidente dell’Inps, Antonio Mastrapasqua, sui conti dell’istituto di previdenza. Nella Relazione della sezione controllo Enti, la Corte spiega che la tenuta dei saldi positivi del 2008 e del 2009 “rimane esposta alla rallentata dinamica delle entrate contributive, alla marcata dilatazione strutturale delle pensioni e alla forte pressione delle prestazioni a sostegno del reddito, almeno sino all’auspicabile miglioramento del quadro macroeconomico”. La Corte ha ricordato che ”la consistente risalita delle contribuzioni, collegata all’aumento degli iscritti e di talune aliquote (per il lavoro dipendente da 32,7% a 33%, governo Prodi, ndPh.) ha consentito nel 2008 un primo recupero della gravosa situazione deficitaria del comparto del lavoro dipendente, senza peraltro invertire l’andamento negativo di quello del lavoro autonomo”.

I  risultati positivi dell’Inps continuano a poggiare sulle due principali gestioni attive (parasubordinati e prestazioni temporanee) oltre che sugli apporti statali che rappresentano un terzo delle entrate. Ma la domanda sorge spontanea: che ci azzecca l’Europa con le pensioni degli stati nazionali?

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