Pubblicata ieri dalla Banca centrale europea la semestrale Financial Stability Review, in cui si evidenzia il timore dell’istituto di Francoforte per lo stato delle banche europee, che rischiano un effetto-contagio dalla crisi di debito della regione. Considerando le svalutazioni e gli accantonamenti già contabilizzati, mancano all’appello almeno altri 195 miliardi di euro, di cui 90 quest’anno. Di rilievo il fatto che queste stime prescindono da effetti di retroazione, come ad esempio la ricaduta in recessione di Eurolandia a seguito di manovre di consolidamento fiscale, che causerà un aumento di crediti inesigibili.
Il rapporto evidenzia inoltre che molte banche (segnatamente quelle spagnole e portoghesi) restano prevalntemente o esclusivamente dipendenti dalla Bce per i finanziamenti e soprattutto che, entro la fine del 2012, le banche dell’eurosistema dovranno rifinanziare debiti a lungo termine per qualcosa come 800 miliardi di euro. Titoli che evidentemente, entreranno in rotta di collisione con le emissioni sovrane.
In questo diluvio di debito che si autoalimenta, e che ricorda molto la celebre scena de l’Apprendista Stregone in Fantasia, è verosimile attendersi un dolore crescente, al cui climax la Bce deciderà un massiccio easing quantitativo, analogo a quello della Fed, anche perché il bilancio dell’istituto guidato da Jean-Claude Trichet non ha ancora raggiunto i livelli di “lievitazione” di quello della Fed. Resta da capire cosa farebbe Axel Weber alla guida dell’Eurotower, vista anche la crescente propensione al cospirazionismo che lui ed i suoi connazionali evidenziano in questo periodo, ma questa è fantapolitica monetaria, per il momento. Superfluo (o forse no) evidenziare che l’easing quantitativo non sarà la soluzione ad alcunché, ma evitando il default esplicito di alcuni paesi di Eurolandia, compirà un ulteriore e decisivo passo verso la ripetizione di un “decennio perduto” di tipo giapponese.
La situazione resta estremamente preoccupante, e difficilmente reversibile. Per l’Italia, soprattutto alla luce della scadente qualità della manovra correttiva, si preparano momenti difficili, come testimonia anche oggi l’andamento del nostro credit default swap, che tocca nuovi massimi e si allarga più di quello della Spagna, malgrado l’ondata di declassamenti di debito inflitti agli istituti iberici negli ultimi giorni.
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