Ultreriore conferma che Confindustria ha perso definitivamente la pazienza nei confronti del governo. Nell’introduzione al volume “Costruire il futuro: le Pmi protagoniste“, curata dal direttore del Centro studi di Confindustria (Csc), Luca Paolazzi, insieme al professor Giangiacomo Nardozzi del Politecnico di Milano, sono evidenziate le difficoltà determinate da “due anni di profonda recessione” che “hanno fatto rimettere nel cassetto i vagheggiamenti ispirati allo ‘stiamo bene così”. Prendi e porta a casa, Silvio.
La “violenta crisi, la peggiore degli ultimi ottant’anni – si afferma ancora nell’introduzione – ha riproposto con prepotenza l’interrogativo, come base di avvio del ragionamento su come ripartire e rilanciare lo sviluppo, così da chiudere le ferite della disoccupazione, riassestare i conti delle aziende, rendere sostenibili e far rientrare i debiti, privati e pubblici”. Per l’Italia ”la domanda vale doppio, perché era in asfissia di crescita già prima della crisi, nonostante la capacità mostrata da tanti imprenditori di recuperare competitività vincendo la nuova e prepotente concorrenza dei Paesi emergenti”
In estrema sintesi, abbiamo sprecato una crisi. Segue ulteriore affondo contro il Mulino Bianco dello status quo:
«Era dunque prevedibile che al nostro Paese non sarebbe bastato il ripristino di condizioni internazionali migliorate (benché ancora assai turbolente e foriere di incertezza) per riacquistare un passo accelerato”. I dati sulla “ripresa molto più faticosa che altrove hanno dato ragione a quella facile previsione e tracciano tempi molto lunghi di ritorno ai livelli di Pil pre-crisi»
Crescendo rossiniano:
«Setacciando la rena delle analisi alla ricerca della pagliuzza d’oro della crescita, alla fine si arriva all’osso: la crescita nasce dall’innovazione in un contesto favorevole alle iniziative imprenditoriali che quell’innovazione producono, diffondono e consentono anche nei campi del vivere umano più remoti dall’attività produttiva»
Difficile esprimere un concetto in modo più duro. In Italia ci sono degli eroi (i piccoli imprenditori), che quotidianamente lottano contro un sistema marcio dalle fondamenta, ed al quale stanno lentamente ma inesorabilmente soccombendo. Il fatto che il governo pro-tempore sia in una condizione di proterva negazione della realtà non fa che accelerare la corsa verso l’esito infausto. La tragedia è che non tutti, a livello di società civile, riescono a realizzare quanto è compromessa la nostra condizione. E soprattutto che, a livello di classe politica nella sua generalità, questa consapevolezza è altrettanto se non ancora più assente.