Averlo saputo prima

Al Nord “la gente è boccheggiante, non ne può più dell’ufficio complicazione affari semplici”. Per questo, secondo Luca Zaia “è il momento di rischiare un po’” e fare la riforma fiscale, che “è sempre stata nel programma condiviso da Lega e Pdl”

”I soldi – spiega il governatore del Veneto in una intervista a Repubblica – si trovano. Abbatti i costi della politica, acceleri la cartolarizzazione dei beni pubblici. Non è possibile non riuscire a venderli perché le norme sono lente e passano anni”. Se lo Stato “deve recuperare soldi, deve fare come il manager di un’azienda: tagliare, vendere quello che ha a disposizione ma non rende. La liquidità alla fine salta fuori”.

“Lancio una proposta – aggiunge l’esponente del Carroccio – riprendiamo in mano il programma e fissiamo un calendario di date. Entro la data X questa riforma, eccetera”

Che detto così non è  male per l’esponente di un partito che è stato nella stanza dei bottoni per otto degli ultimi dieci anni, non trovate? Interessante il riferimento alle cartolarizzazioni, anche se qualcuno dovrebbe informare Zaia che sono già fallite, anni addietro. Ora, se ricordiamo bene, resta la possibilità che le regioni alienino il patrimonio demaniale che dovrebbero aver ricevuto con uno dei primi atti del federalismo prossimo venturo. E’ la liquidità, bellezza.

E, ancora una volta, siamo qui a dibattere sul nulla, visto che l’unica operazione che si può chiedere a Tremonti (o meglio, a Berlusconi) non è quella di tagliare le tasse, ma di redistribuire il carico fiscale tra tipologie di imposte, per ridurre le deadweight loss. E’ anche utile cercare di non fare come il direttore de il Giornale, Alessandro Sallusti, che venerdì sera dalla Gruber ha dichiarato il suo lafferismo confuso affermando che la riduzione dell’Irpef  “di un punto” (sic) riduce l’incentivo all’evasione, e quindi si ripaga. Disperati e lisergici, si direbbe. Occhio che, con questa “crescita”, lo scenario più probabile è quello di un aumento Iva per colmare i buchi.

Eppure siamo certi di essere ripartiti, come direbbe l’illustre e stimato Marco Fortis. Questi buchi di bilancio che si aprono spontaneamente proprio non ce li spieghiamo.

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