Tra le pieghe della manovra figura anche una proposta di modifica del regime degli ammortamenti per gli investimenti dei concessionari (aeroporti, autostrade). E si tratta di qualcosa di geniale, nella sua perversione.
L’idea è quella di ridurre il tasso massimo annuo di ammortamento all’1 per cento, indipendentemente dalla durata della concessione. Il regime attuale prevede, per contro, e secondo logica, ammortamenti legati alla durata della concessione. Per una di durata decennale, l’ammortamento lineare è pari al 10 per cento. Se questa modifica diventasse legge, le concessionarie subirebbero un salasso fiscale. Per farvene un’idea, osservate il grafico dei prezzi di borsa di Atlantia, riprodotto qui sotto.
Ora, non è che ci si debba strappare le vesti per le concessionarie pubbliche, per carità. Il problema è che tale misura conferma ad abundantiam l’enorme portata del regulatory risk (sul filo dell’arbitrio conclamato) esistente in questo ridicolo paese, che porta con sé la fuga o il mancato arrivo di capitali esteri. Una risposta indiretta a chi è convinto (beato lui) che nel costo del capitale di una utility italiana non debba essere incluso, con elevata ponderazione, il regulatory risk.
Perché il giochetto funziona così: dapprima il governo dice ai concessionari che possono fare quello che vogliono con le tariffe, consentendo loro (ad esempio) di recuperare la piena inflazione, gettando a mare il price cap; poi si conviene che gli investimenti dei concessionari medesimi possano avvenire in house e non con gare ad evidenza pubblica, perché ormai la gestione è cosa loro. E dopo aver fatto ciò, fregandosene amabilmente dei consumatori-utenti, arriva il signorotto governativo, ormai padrone del campo ed impegnato allo spasimo a riportare il paese agli anni Cinquanta, ma del Tredicesimo secolo, e preleva con la forza nuove tasse, perché “cuius vegio, eius veligio“, ed altre consimili melensaggini.
Il risultato finale è che l’utente è sempre più l’ultimo anello della catena alimentare di un paese popolato di squali boccheggianti. E per questo motivo ancor più pericolosi e disposti a tutto pur di non perdere quei privilegi feudali di cui Tremonti è ormai l’unico garante.
