A conferma che abbiamo un nuovo campione della dichiarazia surreale che piaga questo paese da commedia dell’arte, ieri il sottosegretario all’Economia, Pier Paolo Baretta, ha sentenziato:
«Per quanto riguarda l’Imu il decreto è stato varato, adesso lo lasciamo sedimentare: abbiamo tempo da qui a gennaio per valutare e scegliere eventuali soluzioni che evitino il pagamento da parte dei cittadini» (Radiocor, 3 dicembre 2013)
Ma certo, con calma: varie, eventuali e contribuenti seguiranno, come l’intendenza napoleonica. Per ora lasciamo sedimentare il decreto, come per ogni fanghiglia che si rispetti. Del resto, è ormai appurato che in Italia l’incertezza fiscale scivola sul teflon degli agenti economici. I quali, come Baretta stesso potrebbe confermarvi, sono pubblici ufficiali di costo contenuto.
Ma menzione d’onore anche per il viceministro dell’Economia, Stefano Fassina, che oggi ha confermato che
«Il problema esiste. Nel confronto con il Parlamento cercheremo una soluzione. Il decreto è stato emanato, ora la palla passa al Parlamento. Bisogna comunque notare che il 95% dell’Imu è stato eliminato» (Ansa, 4 dicembre 2013)
Bene, e quindi? Fassina, dopo essersi meritoriamente battuto per far capire al mondo che eliminare integralmente l’Imu sulla prima casa era una idiozia regressiva, oltre che uno spreco di risorse fiscali, ha poi accettato la demenziale operazione in nome della realpolitik, ed ora se ne esce dicendo che “il grosso è fatto” e cercate di accontentarvi, ché il meglio è nemico del bene. Si conferma che la filodrammatica Imu ha un tale successo da offrire repliche quotidiane, manco fosse un musical di Broadway. Ma si conferma anche, dopo le ultime trovate linguistiche, che purtroppo al momento a via XX Settembre c’è un pregevole gruppo di battutisti lunari.