Preziose informazioni forniteci dal portavoce del ministro dell’Economia. Il casus belli sono le dichiarazioni di Pier Carlo Padoan a In 1/2 ora di Lucia Annunziata, dove ci è stato spiegato che l’aumento della tassazione sul risparmio previdenziale “va verso la media europea, che “ci sono altre modalità di investimento del risparmio, oltre alla previdenza complementare”, e così spero di voi.
Definire indecente una simile argomentazione, dopo tutto quello letto ed ascoltato negli ultimi giorni, è un delicato eufemismo. Tuttavia il ministro dispone di un reattivo portavoce, che ritiene di doverci spiegare la ratio dei provvedimenti presi nell’ambito della più importante manovra di taglio delle tasse dopo il Big Bang. A patto che non si parli del tentativo di impossessarsi del risparmio privato italiano per via fiscale, naturalmente. E del resto, visto che lo stesso Padoan è riuscito a sostenere, mesi addietro, che i titoli di stato non sono ricchezza, ormai possiamo anche credere che i somari volano. Ecco quindi, a beneficio di chi non segue Twitter, un commentario con note a margine di quanto sostenuto dal portavoce di Padoan.
Intanto, rallegratevi per il beneficio fiscale dei fondi di previdenza complementare:
@Phastidio su altre forme di risparmio tassazione 26%, anziché 20% fondi pensione
— Roberto Basso (@robertobasso) October 19, 2014
//platform.twitter.com/widgets.jsBeh, si, in effetti messa così non fa una piega. Anzi, facciamo così: visto che quest’anno stiamo facendo deficit per un importo pari quasi esattamente allo sciagurato bonus da 80 euro (che ci porterà all’inferno con sé, di questo passo), perché l’anno prossimo per le coperture non portiamo la tassazione delle “rendite pure” al 36%, e quelle sul risparmio previdenziale al 30%? La convenienza (relativa) resterebbe, e vivremmo tutti felici e contenti. E qui il dottor Basso non ci sta. Gli 80 euro sono coperti in via permanente, asserisce. Alla nostra richiesta di specificare quali sono le misure di stimolo pro tempore (l’inutile decontribuzione per assunzioni a tempo indeterminato, che avverranno comunque e che richiederà un bel click-day?), non giunge risposta. E allora, altra domandina, e risposta live from Mars:
@Phastidio tassazione preferenziale previene aumento tassi di interesse sul debito. Anche così si tutelano i contribuenti italiani. — Roberto Basso (@robertobasso) October 19, 2014
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Questa è una conferma, molto candida, della strategia finanziaria di questo governo. Una feroce repressione finanziaria, tale da aspirare come un’idrovora i risparmi degli italiani ed indirizzarli a mezzo di incentivo fiscale verso i titoli di stato, il cui rendimento deve quindi essere del tutto sganciato dai fondamentali del paese. La strategia è quindi quella di martellare gli italiani sin quando non avranno in portafoglio solo titoli di stato, sino alla soglia giapponese del possesso dell’intero stock, e poi farci sopra un bel haircut/writedown per ridurre il debito? Non sia mai:
.@robertobasso La formulate VOI, con questa strategia di repressione finanziaria. E per la crescita servono INVESTIMENTI, cioè RISPARMIO
— Mario Seminerio (@Phastidio) October 19, 2014
//platform.twitter.com/widgets.jsEh già, peccato che serva il risparmio privato immesso anche su strumenti finanziari emessi da privati, se si vuole stimolare gli investimenti. Ma per quello non c’è problema, perché il governo ha le idee chiare:
@Phastidio gli investimenti hanno bisogno di fiducia e di business environment migliore. altrimenti risparmi vanno su altre piazze — Roberto Basso (@robertobasso) October 19, 2014
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Gli investimenti di chi? Certo non quelli degli italiani, che stanno venendo massacrati di tasse sul risparmio non investito in debito pubblico. Loro sono già prigionieri ed imprigionati. E quindi, par di capire, quelli dei non residenti. Basta dirlo, che il governo Renzi ha questa audace strategia: gli indigeni si ricomprano tutto lo stock di debito per via di randello fiscale, sino al momento della “ristrutturazione” finale, cioè della decurtazione del suo valore, ed i non residenti finanziano gli investimenti produttivi. Astuto, no? Con questo “principio di specializzazione” (indigeni con fiscalità confiscatoria su strumenti finanziari emessi dal settore privato e stranieri che arrivano in massa nel Belpaese) siamo a cavallo. Oh, e comunque (worst case scenario, come dicono a Settebagni), ove latitasse la seconda gamba di questa strategia, ci resta sempre la prima, cioè ristrutturazione del debito pubblico a mezzo di corralito. Dopo di che, tirata una riga, si riparte. Come sempre, vado pazzo per i piani ben riusciti.
P.S. Conosciamo perfettamente l’obiezione: se si ristruttura anche lo stock di debito in mano alle banche, le banche falliscono. Certo, ma se nel frattempo quello stock si è spostato da banche a privati?