Pubblicato oggi da Istat il dato sulle vendite al dettaglio di novembre. L’indice destagionalizzato delle vendite a valore corrente (che incorpora la dinamica sia delle quantità sia dei prezzi) aumenta dello 0,3% rispetto a ottobre 2015, a fronte di attese per un incremento congiunturale dello 0,5%. Nella media del trimestre settembre-novembre 2015, il valore delle vendite registra tuttavia una variazione nulla rispetto al trimestre precedente. Detto così, qualcuno potrebbe agevolmente obiettare che, essendoci disinflazione o più propriamente deflazione, il valore corrente delle vendite non è un buon indicatore.
Per questo Istat ci viene in soccorso con il dato “in volume”, cioè depurato delle variazioni dei prezzi. E quindi
«L’indice in volume delle vendite al dettaglio registra una variazione positiva rispetto a ottobre 2015 (+0,3%) e una variazione negativa rispetto a novembre 2014 (-1,0%). Nel trimestre settembre-novembre 2015 il volume delle vendite registra una diminuzione dello 0,2% rispetto ai tre mesi precedenti»
Poiché in ottobre la variazione degli indici di prezzo è stata nulla, il dato in volume è identico a quello a prezzi correnti. Quindi, al netto del buon risultato del mese di novembre (ma un mese non fa una tendenza), emerge con chiarezza che le vendite al dettaglio in termini reali, sull’anno, sono in contrazione. Anche considerando che le aziende venditrici stimolino la domanda con sconti e promozioni, le quantità vendute si contraggono, nel complesso.
Non è probabilmente un caso che la voce con il maggior aumento di vendite, nel mese di novembre, sia quella degli alimentari, anche se nel trimestre settembre-novembre la variazione è negativa sul trimestre precedente. In sintesi, e visto che il rimbalzo (peraltro inferiore alle attese) viene dalla voce volatile degli alimentari, si conferma la condizione di stagnazione dei consumi delle famiglie. Anche se vi diranno l’opposto. Perché la fiducia dei consumatori è tanta, ma il portafoglio ha i suoi limiti.
E così, quando le fiabe renziste sembrano appassire, vi restano sempre quelle grilline, in particolare sulla geniale creazione di “milioni e milioni” di posti di lavoro:
Premio Nobel per l’economia subito a Di Maio! Creare posti di lavoro col sussidio. @PietroIchino gli fa un baffo. pic.twitter.com/s57fjsEJc6
— danielecina (@danielecina) 24 Gennaio 2016