di Vitalba Azzollini
Egregio Titolare,
la migliore disponibilità a non porsi come “gufi” nei riguardi dei nostri governanti si infrange ancora una volta contro il loro presappochismo. Eppure in occasione dell’ultima manovra finanziaria – pur connotata da un metodo approssimativo e poco trasparente (“materia da ghostbuster”), atto a qualificare anche il merito delle misure varate – si era provato a cogliere almeno un segnale positivo: più precisamente, il segnale di un sms – “se mi scordo” – canale di comunicazione caduto un po’ in disuso nell’epoca di whatsapp, telegram e molto altro, ma tornato in auge grazie a un entusiastico annuncio del Presidente del Consiglio nella conferenza stampa di presentazione della Legge di Stabilità 2016.
Sembrava che un Governo incline alla iper-normazione e poco propenso a valutare ex ante gli impatti delle proprie riforme – epocali per definizione – avesse finalmente capito che la regolazione ha un costo rilevante, oltre a imporre talora un “prezzo” troppo alto alla libertà individuale, e che effetti migliori possono a volte essere ottenuti modulando la pervasività degli interventi mediante mezzi meno soffocanti. Pareva, in particolare, che Palazzo Chigi intendesse utilizzare il nudge – la c.d. “spinta gentile” fondata sulle evidenze delle scienze comportamentali e volta a indurre condotte “virtuose” mediante sistemi non prescrittivi – per incoraggiare la compliance tributaria.
Ma l’entusiasmo per il “cambio di verso” nella governance fiscale è durato lo spazio dell’annuncio: secondo il Presidente del Consiglio, l’invio del citato sms pro-memoria nell’approssimarsi delle scadenze, unitamente alla chiusura di Equitalia, all’abbuono di somme variamente dovute da chi è in ritardo nei pagamenti e ad altri provvedimenti non del tutto chiari, sortirà un aumento delle entrate tributarie e, conseguentemente, coperture per le misure previste nella manovra finanziaria.
Purtroppo, il nudge in salsa nostrana conserva poco o niente della sostanza di quello originale, suscitando più di un dubbio sugli effetti che il primo ministro auspica di conseguire: la buona intuizione di ispirarsi a Paesi più evoluti, se mescolata a un certo provincialismo che imita modelli d’oltreoceano alla stregua di griffe falsificate, addizionata a una buona dose di ignoranza sulle nuove tecniche di regolazione (in senso lato) e condita con l’ottimismo d’ordinanza – il “profumo della vita” sulla scia del quale il capo dell’Esecutivo è incline a reputare che la realtà si conformerà magicamente ai suoi “desiderata” – produce l’indigeribile pietanza di proclami discutibili e aspettative poco fondate.
Il premier, che da tempo parlava di sms a (non meglio precisata) valenza fiscale, era forse ancora sotto gli inebrianti effetti della cena con Obama, il quale non solo nel 2009 aveva nominato a capo dell’organismo preposto alla regolazione uno dei maggiori esperti nelle behavioral science, ma aveva altresì prescritto l’utilizzo di queste ultime per “progettare politiche migliori […] ottenere risultati a un costo più basso […] incrementare l’efficienza e l’efficacia del governo”.
Il senso dell’autentico nudge è quello di indirizzare i comportamenti dei governati non mediante imposizioni normative, come accennato, bensì attraverso metodi di persuasione che non comportano mai costi aggiuntivi e preservano comunque la libertà di compiere scelte diverse da quelle verso cui si è sospinti. Il Presidente del Consiglio non pare aver considerato che il pro-memoria via sms può aumentare il tasso di assolvimento da parte dei distratti, ma non stimola di certo al pagamento chi è scientemente orientato a ritardare o addirittura evadere l’obbligo fiscale.
Nei Paesi ove il nudge è utilizzato su basi scientifiche (evidence based, direbbero gli addetti ai lavori), tese a individuare i sistemi più adeguati per produrre risultati utili allo Stato, al singolo e alla collettività nel suo complesso, è stato dimostrato che la comunicazione al contribuente – il “se mi scordo” dell’idioma fiorentino – è più efficace nell’indurre all’adempimento se si avvale del confronto sociale, valorizzando l’alta percentuale di coloro che sono meritoriamente in regola con le scadenze, affinché lo spirito di competizione possa fungere da “pungolo” a virtù fiscali; se fornisce istruzioni precise e chiarimenti, rendendo più semplice la compilazione delle dichiarazioni dei redditi (e similari) e offrendo modalità più agevoli per i pagamenti; se viene accompagnata dalla pubblicazione via web degli specifici utilizzi degli introiti riscossi, rendendo i cittadini meno propensi a evadere le tasse poiché più consapevoli del loro buon impiego.
Del resto Sunstein, l’esperto della Casa Bianca cui si faceva cenno, non ha ottenuto ottimi risultati limitandosi a suggerire l’sms “se mi scordo”, bensì rendendo “più agevolmente ‘navigabile’ il sistema fiscale” mediante – tra le altre cose – semplificazione normativa, riduzione di oneri burocratici, snellimento di regolazioni complesse, abolizione di adempimenti costosi e ingiustificati. Ma non solo per il citato sms può dubitarsi che la c.d. spinta gentile – impropriamente annunciata in conferenza stampa da chi è parso confonderla con qualcos’altro – sortirà gli effetti che ha prodotto altrove: non è nudge positivo, bensì il suo esatto opposto, l’imperdibile offerta di saldi di fine stagione (o pre-elettorali?) sulle somme dovute all’erario per la violazione di norme fiscali, con contestuale stigmatizzazione dei metodi vessatori di Equitalia per far apparire l’offerta stessa ancor più conveniente.
Il premier non ha forse considerato che il suo cortese pungolo all’assolvimento potrebbe sortire effetti contrari a quelli auspicati, traducendosi in un boomerang per le entrate previste. Infatti, lo sconto graziosamente destinato a chi è in ritardo con i pagamenti non solo induce a ritenere che l’obbligo normativo, cogente per l’ordinamento giuridico, possa essere reso “negoziabile” dal capo del Governo di turno; ma, configurandosi come una beffa per i contribuenti ligi al dovere, potrebbe altresì gentilmente sospingere anche i cittadini più corretti al convincimento che non serve essere puntuali nei versamenti, con i sacrifici che ciò spesso comporta, poiché saranno comunque i ritardatari e i disonesti a essere premiati. Dunque, questo nudge de’ noantri potrà costituire un pungolo – gentile, ci mancherebbe – a evadere più di prima.
Eppure non servivano le scienze comportamentali, cui i governanti nostrani non sono evidentemente avvezzi, bastava imparare dagli errori dei governanti precedenti. Ad esempio, svariate sanatorie edilizie hanno negli anni incrementato l’abusivismo quale “effetto inevitabile della politica condonistica”. Ah, certo, dimenticavo che questo “non è un condono, ma un aiuto alle famiglie” e che lo storytelling rimuove anche le macchie (dalle coscienze) più ostinate. Così, nel mentre si declama che le tasse sono state ridotte, omettendo di valutare il persistente impatto di una devastante pressione fiscale sui comportamenti dei contribuenti e addirittura insistendo a manipolare (altro che nudge!) la percezione di sudditanza per le gabelle imposte da uno Stato oltremodo esoso, va in scena l’ennesima replica del consunto copione del rottamatore perfetto.
Si resta, dunque, in attesa del famoso sms: sono tempi in cui non ci si può evidentemente aspettare niente di meglio.