Operazioni di sistema: la Banca d’Italia sapeva dei giochetti contabili di MPS

Oggi Bloomberg informa che la Banca d’Italia, all’epoca guidata da Mario Draghi, sapeva che Monte Paschi aveva occultato una perdita mediante utilizzo di derivati, e lo sapeva due anni prima che la magistratura agisse. Questo è quanto emerge da documenti presentati durante il processo milanese a Deutsche Bank e ad alcuni suoi ex dipendenti, accusati di aver colluso con MPS compiendo il reato di manipolazione del mercato e falso in bilancio.

Secondo Bloomberg, un rapporto della Banca d’Italia del settembre 2010, non pubblico, mostrerebbe che gli ispettori della nostra banca centrale erano consapevoli che un’operazione del 2008 tra MPS e Deutsche Bank era l’immagine speculare di un’altra, realizzata con la stessa controparte, denominata Santorini. Su questa prima operazione, a fine 2008, la banca senese aveva una perdita di circa 370 milioni di euro.

L’operazione speculare realizzata in seguito esponeva un utile pressoché identico, consentendo alle perdite di essere spalmate su un arco temporale più esteso. La Banca d’Italia (questo è il dettaglio centrale) era tuttavia consapevole che la mancata valorizzazione a mercato (mark-to-market) dell’operazione, consentiva a MPS di non fare emergere la forte perdita, occultandola a valore nominale dietro quella di segno opposto, che era tuttavia in perdita strutturale, per ovvi motivi.

Se MPS avesse esposto la perdita su Santorini nel bilancio 2008, la storia avrebbe evidentemente avuto altro corso. Il legale degli ex dipendenti di Deutsche Bank al processo milanese ha chiesto agli ispettori se Banca d’Italia fosse al corrente dell’operazione di compensazione della perdita. La risposta del funzionario Mauro Parascandolo è stata affermativa. Alla richiesta del difensore se Banca d’Italia, venuta a conoscenza dell’operazione di compensazione delle perdite, avesse aperto un’indagine o compiuto altri atti formali verso MPS, Parascandolo ha risposto negativamente.

La Banca d’Italia, nel corso di questi anni, ha dichiarato che le ispezioni del 2010 a MPS non produssero nulla che richiedesse di informare la magistratura o irrogare sanzioni. Il maggior impatto dell’operazione Santorini era sulla liquidità della banca, che venne posta sotto monitoraggio giornaliero. Ma il rapporto ispettivo del 2010 evidenzia che la Banca d’Italia riteneva di non avere “poteri in merito alla contabilizzazione”, e che la materia necessitava di “approfondimenti”.

Banca d’Italia condusse una successiva ispezione a Siena a settembre 2011; due mesi dopo, e due settimane dopo che Mario Draghi era passato alla guida della Bce, i dirigenti senesi vennero convocati a Palazzo Koch dai nuovi vertici Bankitalia. Seguirono dimissioni e cambio apicale a Rocca Salimbeni. Il 15 ottobre 2012 il nuovo capo azienda di MPS, Fabrizio Viola, informò Bankitalia di aver scoperto “in una cassaforte” un accordo-quadro su derivati stipulato con la banca giapponese Nomura, relativo all’operazione Alexandria. Un giallo appassionante, diciamo.

Ora, alcune domande: Bankitalia sapeva davvero, già nel 2010, che MPS aveva creato un derivato compensativo per occultare il pesante sanguinamento su Santorini? Se sì, è credibile che abbia ritenuto di dover “capire meglio” gli aspetti contabili di una operazione di compensazione, senza invece imporre a MPS di contabilizzare a fair value l’operazione, facendo quindi emergere la perdita che avrebbe reso del tutto inutile aprire l’operazione di segno contrario? Lo scopriremo -forse- solo nel corso del processo milanese. Di certo, quello che è molto difficile da accettare è giustificare l’inazione ad imporre il mark-to-market a MPS. Dovrei scrivere che è sconcertante, sarebbe più appropriato.

Spiegazione alternativa: la nostra banca centrale scopre l’accrocchio, tira le orecchie ai vertici della banca, chiedendo loro di lavorare sodo per normalizzare la situazione, e prega perché passi ‘a nuttata. Questa condotta sarebbe l’essenza dello “spirito di sistema” che infiniti danni addusse agli italici, e di cui ho detto in occasione della sceneggiata sul rinnovo di Ignazio Visco.

Solo una piccolissima nota a pié di pagina, o meglio di post: è davvero una buffa nemesi che MPS sia caduta su una porcata contabile su derivati, mentre i nostri condottieri puntano il ditino ormai con stucchevole quotidianità contro i “titoli tossici” e strutturati delle banche “tedesche e francesi”. Ma non stupisce realmente, è tutto caratteristico delle euro-sceneggiate italiane.

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