Castelli in aria

Qui teniamo i commenti al minimo. Vi presentiamo l’autrice del progetto che determinerà che il reddito di cittadinanza verrà interamente o quasi finanziato dal maggior deficit indotto dallo spostamento di inattivi a disoccupati, al secolo Laura Castelli, nuovo prodotto di quella autentica fucina di cervelli che è il M5S, dove nuove meravigliose idee prendono forma, come diceva molti anni addietro la pubblicità di una nota marca di reggiseni.

Castelli ieri, a Otto e mezzo, ha incrociato guantoni e neuroni con Carlo Cottarelli sui temi di finanza pubblica. Qui la vedete all’opera sul referendum per l’uscita dall’euro, la nota pistola carica con la quale grillini e italiani tenteranno di farsi saltare il cervello, imbrattando la tappezzeria.

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Citiamo: “Non si dice cosa si vota”, disse la tapina. “Non è un tema ideologico: è un tema tecnico”. “L’euro ha portato problemi alla produttività delle imprese, è l’unico modo per fare inflazione”, “ci sono delle cose tecniche, che appartengono tra l’altro alla mia competenza” (questa è meravigliosa). Ma soprattutto:

«Oggi è chiaramente un problema di sovranità, perché un paese ha problemi a chiedere dei denari, perché li deve pagare, e crei titoli di stato che non si riescono a vendere, per cui il governo prende il telefono, chiama le banche e chiede ‘comprate’…»

E comunque, la cittadina Castelli ad un referendum sull’euro non sa che voterebbe. Poi c’è quest’altro momento topico (o topicida), col deficit. “Noi di ogni misura siamo in grado di sapere che impatto hanno, questo grazie a misure come i moltiplicatori, gli indicatori…”

Le manovre grilline sono stimate dalla cittadina Castelli nell’ordine di 150 miliardi per legislatura. Questo pare essere il lordo, non il deficit aggiuntivo (so che la differenza tra i due concetti spingerebbe legioni di grillini a gettarsi da una scogliera, per disperazione). Incalzata da Cottarelli, che presenta l’esempio della sciocchezza di Renzi che vuole il deficit al 3% per 5 anni, Castelli si esalta e prende la rincorsa: “Noi al 3% ci arriviamo sicuramente”, risponde, in uno slancio emulativo da asta pubblica, con banditore. “La Francia arriva al 4,4%, non ha avuto neanche la crisi che abbiamo avuto noi, che ci dobbiamo risollevare”.  E comunque, “i soldi tornerebbero”.

Ma soprattutto, ecco il gioiello della corona:

«La Francia ci sono anni in cui ha fatto il 4,4, la Germania fa il 9 per cento»

Prego? Cittadina Castelli, cosa sarebbe quel 9% della Germania? Forse il surplus delle partite correnti? Ecco, forse quello. Quindi, deficit pubblico e surplus delle partite correnti, per la cittadina Castelli pari sono. Eh, certo, vuoi mettere? La Germania esporta tanto, quindi ha tanti soldi, che sono come quelli dei francesi, solo che i francesi li fanno col deficit, e così spero di voi. E comunque “ci dobbiamo risollevare”. Attaccatevi alla bottiglia, è l’unico modo.

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