Il settimanale – 26/5/2018

  • Lega e M5S trovano l’accordo sul prestanome del consiglio, che potrà così aggiungere una tacca alle 49 pagine del suo curriculum vitae “situazionale“;
  • Ma c’è maretta, perché i nostri eroi vorrebbero al Mef il professor Paolo Savona, ormai divenuto celebre per aver elaborato anni addietro un astutissimo “piano B” per far sparire dal mercato tutto il debito pubblico italiano, prima dell’arrivo degli infermieri;
  • Nel frattempo gli investitori, dopo aver letto ed ascoltato un discreto numero di farneticazioni sull’ormai celebre piano B per uscire dall’euro (nientemeno), votano coi piedi, calzando scarpe chiodate che lasceranno il segno sul nostro fondoschiena anche in ipotesi di rinsavimento dei legastellati, che ci eviterebbe una nuova Imu;
  • Tra i punti del contratto di governo c’è, come noto, la “quota 100” per le pensioni, che produrrà pensioni da fame vera e nera, e potrebbe essere usato come cavallo di Troia per iniziare a diffondere i mini-bot;
  • Nel contratto invece, malgrado la grancassa moralizzatrice di campagna elettorale, non troverete alcunché per rendere più trasparente il finanziamento privato dei partiti, rubli inclusi;
  • Perché negli Stati Uniti i salari reali stagnano da decenni, malgrado i forti guadagni di produttività? La spiegazione potrebbe essere nel crescente potere di mercato delle imprese;
  • Il Nerone di Turchia suona la lira;
  • La flat tax leghista, in sintesi;
  • E tuttavia c’è qualcuno per cui siamo sempre più preoccupati;
  • Impignorabilità della prima casa, come da promessa salviniana? Ecco gli effetti collaterali;

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