I mostri in Maple Street siamo noi

C’è soprattutto un episodio, della meravigliosa serie tv Ai confini della realtà, che mi risuona dentro. Si tratta di “I mostri di Maple Street“, che è l’episodio 22 della stagione 1, andato in onda per la prima volta negli Stati Uniti il 4 marzo 1960. E mai come in questo periodo mi risuona.

La trama, in sintesi, è questa:

«In Maple Street una tranquilla comunità cittadina prosegue la propria vita nell’armonia finché uno strano bagliore nel cielo causa il malfunzionamento di qualsiasi apparecchio elettronico, comprese le automobili, provocando l’isolamento totale. Grazie anche ai fumetti letti dal piccolo Tommy, immediatamente scatta la psicosi da mostro e da invasione aliena: ben presto tutti si convincono che tra di loro ci sia un alieno sotto mentite spoglie umane»

Bisogna preliminarmente inquadrare la fiction nel contesto storico dell’epoca, che è il filo conduttore della serie. Un’epoca fatta di suggestioni di viaggi spaziali, agli albori della grande rincorsa verso lo spazio tra Stati Uniti ed Unione sovietica, ma anche dell’equilibrio del terrore atomico e della paranoia del Nemico, della sua propaganda e di come difendersi da essa.

Questo episodio è una felice sintesi di queste due dimensioni, ma il timore degli alieni diviene pretesto per scoprire che gli alieni sono i terrestri, abitanti della placida e vivibile cittadina americana da stereotipo. Il sospetto che vira rapidamente in paranoia, la vox populi come archetipo “social”, la voce incontrollata che diviene certezza, il sospetto che irrompe sulla scena e porta in breve all’annichilimento di ogni forma di razionalità, alla ricerca folle del capro espiatorio.

L’episodio si chiude col dialogo beffardo e raggelante tra gli alieni che osservano da lontano la follia. I terrestri

«Scelgono il nemico più pericoloso che conoscono: se stessi. Noi dobbiamo solo osservare»

La chiusa della voce narrante, nella versione originale, è quella del grande Rod Serling, creatore della serie:

«Per conquistare la Terra non sono necessarie armi come le bombe o il raggio della morte. Le armi possono anche essere pensieri, atteggiamenti, pregiudizi che si trovano nella mente degli uomini. I pregiudizi possono uccidere. Il sospetto può distruggere. La ricerca insensata di un capro espiatorio può travolgere come una catastrofe adulti, bambini e anche bambini non ancora nati. L’aspetto terribile di tutto ciò è che queste cose non accadono solo ai confini della realtà»

Sono 25 minuti spesi benissimo.

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