Nelle more del teatrino che porterà alla partenza del primo governo Meloni, in un’assordante cacofonia di musichette mentre fuori c’è la realtà (e anche la morte, ça va sans dire), ogni tanto emergono anche proposte economiche che, a dirla tutta, sono in realtà molto costose, in un modo o nell’altro.
Ad esempio, parliamo dell’unica cosa che pare interessare la politica italiana: le pensioni. Come sapete alla nausea, l’idea di una classe politica di analfabeti disfunzionali e aspiranti bancarottieri è quella della cosiddetta “staffetta generazionale”, cioè l’illusione di sostituire anziani (ma non troppo) con giovani. Non vi farò la cronistoria delle autentiche idiozie dette, lette e scritte nella scorsa legislatura, passiamo oltre.
Opzione Tutti Poveri
L’idea (sic) di Fratelli d’Italia, che tale non è, è semplicemente quella di estendere la cosiddetta Opzione Donna a tutti. Qualcuno l’ha definita “Opzione Uomo“. Uscita con almeno 35 anni di contributi ed età anagrafica di 58-59 anni, dietro integrale ricalcolo contributivo. Le simulazioni indicano tagli dell’assegno pensionistico che possono arrivare (quelle surprise!) al 31%.
Non è inedita, era stata studiata anche durante il governo Draghi e presentata col nome di “Opzione Tutti”. Se ricordate, all’epoca l’avevo definita “Opzione Tutti Poveri“. Ora riciccia serenamente, preceduta dalla nuova formula di rito giornalistico: “Meloni sta studiando il dossier”. A me, questo continuo indefesso studio da parte della diligente premier in pectore ricorda le grandi studiate di Giggino Di Maio nella sua cameretta alla Farnesina. Vedremo se il profitto sarà differente.
In attesa che tutte le caselle governative vengano riempite e l’esecutivo parta, segnaliamo che ci sono già alcune reiterazioni di commenti piuttosto sfigati da parte della stampa “amica”: cose del tipo “ciao, gufi” e altre amenità del genere. Nel paese dello gnegné, dello “specchio riflesso senza ritorno” e dell’immancabile “e allora, gli altri?”, ci sta perfettamente.
Sempre in attesa che i nostri eroi si rendano conto che il mondo non inizia né finisce con le nostre suicidarie pensioni, lasciatemi ribadire il concetto. Perché proporre misure di uscita che richiedono comunque una storia contributiva regolare e non frammentata e producono una devastante povertà nel giro di pochi anni? Forse per poter permettere alle Ong di denunciare che la gente muore di fame e che a noi ci ha fregato il liberismo, signora mia?
Oppure per poter dire “fatto!”, a quelli che invocano la “riforma delle pensioni” e pace se escono in pochi, magari attratti dal nero e nell’attesa della pensione di cittadinanza? Ah, saperlo.
Il cav. e le pastiglie dei freni inibitori
Nel frattempo, registriamo le impuntature del Cavalier Berlusconi, a cui l’ultimo tagliando ha scordato di sostituire le pastiglie dei freni (inibitori) e che proprio non riesce a mandar giù il concetto di declino, figuriamoci se per mano di una donna (spoiler: è per mano della biologia, invece).
Berlusconi del resto, lo ricorderete, per lunghi anni ha posseduto una tonnara di delfini, che erano i suoi eredi più o meno designati e che egli medesimo si curava di fare a pezzi, di volta in volta cacciandoli o dicendo che erano “senza quid“, facendo legittimamente sorgere negli spettatori il dubbio che, come talent scout, il Cavaliere fosse scarso e che i successi del Milan fossero esclusiva opera di Adriano Galliani.
A parte queste amenità e a parte le ultime in ordine cronologico, come l’annuncio dello scambio di auguri di genetliaco con Vladimir Putin, di cui Berlusconi sarebbe “uno dei migliori cinque amici” (decisamente troppi, direi), a parte la lista dei ministri “azzurri” già stilata, a parte la condiscendenza liquidatoria verso il candidato meloniano alla Giustizia, Carlo Nordio, trattato come un ragazzo di bottega fuori corso, ci sono altri canoni e stilemi che si ripropongono, come la peperonata.
Ad esempio, interessante quello che sembra essere il ritornello di Giorgia Meloni agli avversari politici e non solo a loro: “tacete, screditate la Nazione!”. Che ricorda molto il celebre “taci, il nemico ti ascolta” che era scritto persino nei bagni pubblici dell’imperiale tempo che fu e che si chiamavano latrine, in omaggio alla classicità. Attenzione, ché da questo al reato di disfattismo il passo è breve.
Qvando c’era lvi, cara lei
Sempre riguardo alle tradizioni, la cosiddetta matrice, ieri è scoppiato (si fa per dire) il caso della foto del Cavalier Mussolini nel palazzo che ora è del Ministero dello Sviluppo economico, e che pare sia stata messa lì da pochi giorni, assieme a quelle di tutti i ministri dell’industria della storia unitaria del Paese, per celebrare i 90 anni dello stabile onusto di storia patria. Poiché il Cav. Mussolini fu ministro delle Corporazioni, che includeva l’industria, ecco che la foto gli spetta. E del resto, “anche a Palazzo Chigi c’è la foto di Mussolini”. Hanno solo colmato una lacuna, alla fine.
Bene, ma mi chiedo perché celebrare i novant’anni di Palazzo Piacentini e non, ad esempio, il secolo. Certo, sarebbe stato peggio se qualcuno avesse deciso di celebrare gli 89 o 91 anni e approfittare della ricorrenza per colmare la mancanza di foto del Duce.
Qui il problema è altro: questi busti, ritratti e bassorilievi assortiti giungono a rimuovere una rimozione e facilitare la “pacificazione”, come dicono da destra da sempre, oppure sono un richiamo a tempi in cui (sempre secondo la vulgata destra) il nostro paese era “temuto e rispettato”, e andava in giro per il mondo e l’Europa a porre fine alla “pacchia” altrui, di solito cambiando alleanze in corso d’opera bellica e uscendo devastato vincitore da sotto un cumulo di macerie fumanti?
Sarebbe utile chiederselo, perché ho come l’impressione che non pochi, sempre a destra, siano convinti che “quel periodo”, pur con tutte le sue “criticità” e “contraddizioni” (!), fosse in realtà migliore del presente, in termini di tutela della Nazione. Per l’antidoping ci attrezzeremo con una bella latrina con la scritta all’ingresso “tacete, il nemico vi ascolta”. E comunque Mussolini “ha fatto anche cose buone“, no?
Del resto, pare fosse solo “affetto” quello che dieci anni addietro spingeva l’attuale plenipotenziario (e cognato) di Meloni a partecipare all’inaugurazione del sacrario a Rodolfo Graziani. Solo affetto, perché non lo capite?
Ma noi tireremo diritto
Quindi, va bene, c’è forse un eccesso di interessato zelo a sinistra, nel denunciare questa “matrice” che affiora un giorno sì e l’altro pure, e bisogna passare oltre perché non c’è un pericolo fascista in Italia, come direbbero tutti i seguaci del culto mielista che fa del morbido terzismo la propria liturgia.
E sia, quindi. Passiamo oltre (anzi, tiriamo diritto, più in tema) e guardiamo al futuro. Ad esempio, alle pensioni, che sono il futuro di ognuno di noi, letteralmente. Dei più fortunati, almeno. E nessuno parli male della leader che sta per guidare la Nazione, in un ardito tentativo di ridarci il prestigio perduto. Per tutto il resto, a proposito, ci sono i lanci d’agenzia del Cavalier Berlusconi su Putin e la contraerea del suo ufficio stampa che, a mo’ di Patriot (il missile) li abbatte dicendo che “parlava del passato” oppure “è stato frainteso”. L’autorevolezza d’Italia è salva, anche fuori dalle littorie latrine.