Tricameralismo imperfetto

E’ costituzionalmente fisiologico che il Consiglio Superiore della Magistratura si pronunci nel merito di una proposta di legge all’esame del parlamento? E’ costituzionalmente fisiologico che i magistrati italiani sospendano l’esercizio delle proprie funzioni per protestare contro un progetto di legge, durante il suo iter parlamentare? Secondo il presidente del Senato, non esattamente:

(ANSA) – ROMA, 18 lug – ”Se il Csm mette all’ordine del giorno un ricorso contro una riforma che lo riguarda discussa dal Parlamento, pone il problema se ciò che fa è pienamente previsto dalla Costituzione”. Marcello Pera, al convegno di Magna Carta, conferma i dubbi sulla decisione del Csm di esprimere un giudizio su alcune parti della riforma della giustizia. ”Non so quanto il suo agire sia coperto dalla lettera dell’articolo 105 della Costituzione – aggiunge il presidente del Senato – Ma anche se ciò fosse, e non lo credo, il problema comunque si porrebbe. Mi meraviglio che di questo problema soltanto io e il presidente della Camera ci si preoccupi. Noi abbiamo pensato ad una riforma, ma non certamente alla nascita di un tricameralismo. Se l’interpretazione della Costituzione che dà il Csm è questa, la riforma dell’ordinamento giudiziario credo che sia comunque da riscrivere”. (ANSA).

Ci sembra opportuno ricordare, a questo proposito, il dettato dell’articolo 105 della nostra “sana e robusta” Costituzione, così spesso impugnata come una clava dalla sinistra:

Spettano al Consiglio superiore della magistratura, secondo le norme dell’ordinamento giudiziario, le assunzioni, le assegnazioni ed i trasferimenti, le promozioni e i provvedimenti disciplinari nei riguardi dei magistrati.

Dunque, tra le attribuzioni del Csm non appare esservi quella del sindacato preventivo di merito sulla produzione del legislativo. A meno di ipotizzare che la Costituzione sia così largamente deficitaria da consentire ad una maggioranza parlamentare, che peraltro opera con l’efficienza e la determinazione di un’Armata Brancaleone, di sovvertire il quadro democratico del paese, si giunge all’unica conclusione possibile: la magistratura sta largamente esorbitando dalle proprie attribuzioni costituzionali, con tutti i rischi per il sistema democratico che ciò comporta. Ci auguriamo che il presidente Ciampi, sempre molto attento a lettera e spirito del dettato costituzionale, possa intervenire per correggere gli eccessi cui stiamo assistendo. In caso di definitiva approvazione della legge di riforma dell’ordinamento giudiziario nella formulazione attuale, resta aperta, come garanzia di ultima istanza, la possibilità del ricorso alla Corte costituzionale. Questo sarebbe un percorso di “normalità istituzionale”, in un paese che di normale ormai non ha proprio più nulla.

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