Le termiti del bilancio pubblico

Dopo aver confermato un rapporto deficit-pil del 2,7 per cento per il 2007, il Ministero delle Finanze francese ha rivisto al rialzo il dato previsto per il 2008, dal 2,3 al 2,5 per cento. In Francia è in atto in questi giorni un bizzarro dibattito pubblico, con il presidente Sarkozy ed il primo ministro Fillon impegnati a negare vigorosamente qualsivoglia piano di austerità per ricondurre il bilancio pubblico verso il pareggio. E mentre la stampa parla di un “piano segreto” di ristrutturazione del budget, con congelamento per cinque anni della spesa, si scopre che il problema principale della finanza pubblica francese non è la spesa ma i crediti d’imposta (che non a caso nella terminologia anglosassone sono definiti anche tax expenditures).

Tra il 2006 ed il 2007 in Francia le spese per crediti d’imposta sono cresciute sei volte più rapidamente della spesa diretta. Ad esempio, i crediti d’imposta per risparmio energetico, che nel 2006 erano pari a 900 milioni di euro, sono attesi raggiungere nel 2008 i 2,4 miliardi di euro. Come noto, i crediti d’imposta restringono la base imponibile, e costringono ad aumentare le aliquote nominali per ottenere lo stesso gettito. Ciò causa rilevanti distorsioni all’attività economica. Un concetto piuttosto banale ed intuitivo, che tuttavia ancora sfugge a qualche nostro brillante sottosegretario in pectore, che insiste a chiedere crediti d’imposta e flat tax, che notoriamente necessita del massimo ampliamento possibile della base imponibile, attraverso l’eliminazione di tutte le forme di esenzione, deduzione e crediti d’imposta. Vogliamo burro e cannoni, in pratica.

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