Pare che nel pensoso mondo di Hillary Clinton tutti i casini scoppino invariabilmente alle 3 del mattino:
It’s 3 am, and your children are safe and asleep.
But there’s a phone ringing in the White House and this time the crisis is economic.
Home foreclosures mounting, markets teetering.
John McCain just said the government shouldn’t take any real action on the housing crisis, he’d let the phone keep ringing.
Hillary Clinton has a plan to protect our homes, create jobs.
It’s 3 am, time for a president who’s ready.
In attesa di scoprire quali mercati finanziari siano aperti alle 3 del mattino di Washington (a occhio diremmo la Cina e quelli del Pacifico), merita segnalare il pensiero di John McCain riguardo la crisi dei subprime, in risposta ai piani democratici di intervento diretto federale a sostegno di quanti rischiano di perdere la propria abitazione a seguito di esecuzione forzata (le famigerate foreclosures):
“Non è compito del governo soccorrere e premiare quanti agiscono irresponsabilmente, siano essi grandi banche o piccoli debitori”
Le prime, secondo McCain, avrebbero agito rilassando gli standard creditizi (meglio sarebbe dire spesso azzerandoli), mentre i secondi si sarebbero sovraindebitati contando sull’inarrestabile ascesa dei prezzi per far fronte alle passività accese. E’ il caro vecchio principio di responsabilità: l’azione ponderata per le conseguenze. Sfortunatamente il problema è più ramificato, e si riassume in questi termini: come contrastare l’azzardo morale di debitori e prestatori (cioè come metterli di fronte alle rispettive responsabilità) salvaguardando al contempo i debitori “sani” che sono stati danneggiati dal rialzo dei tassi sui mutui causato dalla crisi di credito? Il tutto senza causare l’implosione del sistema, per effetto-domino? Si attendono suggerimenti. Auspicabilmente meno demenziali di quelli di Hillary, che ha proposto l’istituzione di un “high-level emergency working group” per la gestione della crisi dei mutui, composto da Bob Rubin, ex segretario al Tesoro di Bill Clinton, che ha trascorso l’ultimo decennio come partner di Citigroup, una delle istituzioni finanziarie più piagate dalla crisi dei subprime; ed Alan Greenspan, plebiscitato responsabile della crisi attuale, a causa dell’assenza di supervisione della Fed sulle attività di finanziamento e per aver mantenuto i tassi reali troppo bassi troppo a lungo. Soprattutto, la motivazione di Hillary per la scelta di Greenspan è un non sequitur che sarebbe perfetto per il teatrino della politica italiana. Per la Clinton, Greenspan sarebbe soprattutto un fantastico ansiolitico:
[…] he has a calming influence still to this day on Wall Street — don’t ask me why because I never understand what he’s saying — but nevertheless people respond to that Delphic oracle approach. I think it would be wise to include him.
Sono le 3 del mattino, e Hillary Clinton ha molto sonno. Forse per questo dice così tante sciocchezze.