Separati alla nascita

Sul suo blog, Nicola Porro riporta alla luce una sua intervista del 2006 a Giulio Tremonti, nella quale l’attuale ministro dell’Economia lanciava un solenne anatema contro la distrazione, a favore di investimenti e progetti infrastrutturali del fondo Inps sul Tfr inoptato, deciso dall’allora governo Prodi.

Tremonti scolpiva, all’epoca:

«Primo: se è vero che il Tfr è dei lavoratori e non delle imprese allora è anche vero che come non è delle imprese non è neanche dello Stato. Secondo: quella del Tfr non è una partita di giro, ma è un partita di raggiro. Per le imprese il Tfr è al passivo. Risulta misterioso come per lo Stato possa essere all’attivo. (…) La fiscalizzazione del Tfr è in realtà acquisizione di nuovo debito. Ogni diversa configurazione sarebbe scorretta»

Conclusione di Porro, e di quanti hanno un minimo di buonsenso:

«Sono passati tre anni e il nuovo governo in carica, grazie alla mossa prodiana tanto criticata, preleva più di tre miliardi per finanziare la spesa pubblica corrente, così come si legge nella finanziaria approvata oggi.
Urca: tutti uguali nel raggiro»

Proprio così, anche se a voler essere pignoli la spesa corrente  è di qualità inferiore a quella in conto capitale, almeno a livello teorico. Con i migliori auguri per quanti in questo paese si ostinano a dividersi in tribù, e a dirsene di santa ragione argomentando sull’aria fritta, mentre “quelli del piano di sopra” sono serenamente attovagliati.

Il problema con la maiuscola resta l’analfabetismo economico. Quello che ad esempio fa dire a Susanna Camusso, segretaria confederale della Cgil con delega ai Settori Produttivi che la manovra tremontiana, a differenza di quella del governo Prodi, “crea nuovo debito”. Peccato che il debito si crei in entrambi i casi, però. Oppure (altra perla della sindacalista Cgil, sentita ieri sera a Ballarò) che se l’aliquota sullo scudo fiscale fosse stata fissata al 12 per cento, “ora avremmo sette miliardi di euro in più per pensionati e lavoratori”. Dimostrando di padroneggiare i concetti di costo-opportunità e di elasticità. Se in questo paese le figure pubbliche avessero una conoscenza anche solo di base dei meccanismi dell’economia ci sarebbe maggior silenzio, minor vaniloquio e la dichiarazia non sarebbe mai nata.

Per fortuna ci attende un game-changer, la candidatura di una socialista di destra alla guida della Regione Lazio. E come ha detto il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, si tratta di:

«Una candidatura a forte vocazione sociale e in grado di parlare a tutti i cittadini di Roma e del Lazio proprio per la sua attenzione verso i problemi della gente, dimostrata negli anni della sua attività di sindacalista»

Se ne sentiva la mancanza, in effetti. La ‘ggente ringrazia.

Sostieni Phastidio!

Dona per contribuire ai costi di questo sito: lavoriamo per offrirti sempre maggiore qualità di contenuti e tecnologie d'avanguardia per una fruizione ottimale, da desktop e mobile.
Per donare con PayPal, clicca qui, non serve registrazione. Oppure, richiedi il codice IBAN. Vuoi usare la carta di credito o ricaricabile, in assoluta sicurezza? Ora puoi!

Condividi