Un piccolo passo per una Merkel…

…un grande passo per l’umanità dolente dell’Eurozona. Intervenendo al World Economic Forum di Davos, la Cancelliera ha ammesso che gli effetti delle riforme strutturali e delle misure di risparmio necessitano di tempo, alcuni anni, prima di produrre effetti: “il nostro compito principale ora deve essere quello di mostrare le prospettive, eventualmente anche creare misure ponte finché le riforme strutturali non arrivino a produrre un’effettiva riduzione della disoccupazione”, evitando così “un’escalation nella situazione politica”.

Ottima idea, Frau Kanzlerin. Servono misure ponte, per evitare esplosioni sociali da aumento della disoccupazione. Ma queste misure ponte, in cosa consisterebbero? In un sussidio europeo di disoccupazione, finanziato da una profonda riforma del bilancio comunitario, che al momento è meno probabile della caduta di un secondo meteorite su Tunguska? Oppure freniamo il passo del consolidamento fiscale ed attendiamo gli eventi? Oppure potenziamo la Bei? Oppure cominciamo a pregare? Delicatissimo eufemismo, quello dell'”escalation della situazione politica”, complimenti.

Mentre la cancelliera studia le “soluzioni ponte”, è utile segnalare alcuni euro-fattoidi di oggi. Ad esempio, la disoccupazione spagnola nel quarto trimestre 2012 è salita al 26,02 per cento, dal 25 per cento del trimestre precedente. Il numero di occupati è calato nel trimestre di 363.300 unità, portando la perdita da inizio anno a 850.500 impieghi, il 4,8 per cento del totale. Nel trimestre si sono persi ben 216.600 contratti temporanei, un dato che parla (anzi, urla) da solo, in associazione con il fatto che nel trimestre sono diminuiti i contratti a tempo pieno di qualcosa come 473.000 unità ed aumentati quelli a tempo parziale di 110.000. La domanda continua a scalare al ribasso, evidentemente.

Eppure, lo spread spagnolo è in vistosa discesa (come quello italiano) e ieri l’asta del Bono decennale ha collocato 7 miliardi a fronte di una domanda boom pari a 23 miliardi, facendo fare la ruota al ministro dell’Economia, Luis de Guindos, che ha scolpito:

«Mai, nella storia del Tesoro spagnolo, si è verificato un tale volume di domanda, sia in un’asta che in una vendita sindacata. Questa è una chiara indicazione della credibilità dell’economia spagnola»

Prego? Ma señor de Guindos, già Lehman Brothers, lei ha davvero un senso dell’umorismo molto sviluppato, lo sa? Con un mercato del lavoro in simili condizioni, quale sarebbe la “credibilità” dell’economia spagnola? E non è che ad essere “credibile” è il dottor Mario Draghi, piuttosto?

Altro fattoide: ieri il Portogallo è tornato trionfalmente sui mercati dei capitali, per gli stessi motivi della Spagna, con la riapertura  per 6 miliardi di un prestito sindacato quinquennale, che ha attratto domanda doppia. Non male per un paese in assistenza finanziaria e che proprio non riesce ad uscire dalle sabbie mobili, aspettando il tracollo degli effetti dell’ultima terrificante spremuta fiscale. Al di là del “grande successo”, fate due conti: il quinquennale portoghese rende oggi circa il 5 per cento. Il Pil reale del paese è in contrazione, quello nominale è (forse) a crescita zero.

Che significa? Che il debito aumenta spontaneamente, non certo per dissipatezza del governo di Lisbona. Lo capiranno, i nostri austeri? E che accadrà, quando ci si accorgerà di ciò e si dovrà emettere nuovo debito? Si finirà con l’aumentare le tasse fino all’esproprio? Si taglieranno del 50 per cento gli stipendi pubblici? Si metterà l’assistenza sanitaria a pagamento integrale? E se ciò non sarà possibile che diranno i mercati, andranno a citofonare a Draghi? Leggeremo qualche editorialista stralunato invocare che occorre “affamare la bestia”, definendo così “bestie” la popolazione? Servirà ancora una buona parola di Draghi? Non per essere monotoni, ma se abbiamo una tale drammatica divaricazione tra costo del debito pubblico (fortemente calmierato dalla posizione di Draghi) e condizione dell’economia reale (a dir poco agonizzante), che diranno i sognatori puri e duri secondo i quali il livello dei tassi d’interesse è sanzione suprema della virtù fiscale? Non quaglia, vero? Ma forse è Draghi che è un falsario e vai con il purge the rottenness ? La verità è la fuori, diceva il buon Mulder in X-Files.

Terzo fattoide del giorno: il dato preliminare dell’indice dei direttori acquisti di imprese manifatturiere e dei servizi, riferite al mese di gennaio, mostra una frana francese di proporzioni spagnole, con una drammatica divaricazione rispetto all’assai tonico andamento dell’economia tedesca. Con tanti saluti all’asse franco-tedesco. Che farà Monsieur Hollande, ora che Parigi è ormai alle corde e non regge più il passo tedesco? Rilancerà chiedendo una super-Irpef sui cittadini tedeschi?

Hai ragione, Angela. Mentre attendiamo che una durevole felicità si materializzi, proviamo con le misure-ponte. Ma facciamo presto, per favore.

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