Sono un amministratore, risolvo problemi

Si sentiva la mancanza delle ponderose riflessioni del sottosegretario alla presidenza del consiglio, Graziano Delrio. Si sentiva almeno dai tempi della vecchietta tassata sui Bot. Poi, è successo qualcosa, Renzi e Padoan hanno deciso di colpire le rendite “pure”, cioè tutti gli strumenti finanziari emessi da soggetti privati e comunque diversi dai titoli di debito pubblico, e quindi ci è stato spiegato che bisogna stimolare gli investimenti, evidentemente tassandoli. Ora Delrio torna a commentare sull’indecente aumento di tassazione del risparmio previdenziale (una cosa molto di sinistra, come noto).

Ascoltate il breve passaggio di Otto e mezzo di ieri sera, qui sotto. Alla domanda di Antonio Polito sul perché tassare di più la previdenza complementare, dopo aver passato anni a convincere gli italiani di quanto fosse fondamentale costruirsi il secondo pilastro, Delrio risponde che si tratta di “un tentativo di omogeneizzazione” della tassazione (ovviamente all’insù), e riesce pure a pronunciare il termine senza incespicare, a conferma della sua indiscussa competenza in materia. Poi non dissimula il fastidio per questo tipo di domande da sporchi capitalisti affamatori del Popolo, ed arriva quasi a scrollare le spalle. Ma sì, in fondo sono rendite finanziarie, suvvia, che sarà mai.

Per mostrarsi magnanimo, Delrio precisa che il governo ha “un dialogo costruttivo” con i fondi pensione. I quali fondi pensione, secondo Delrio, “vogliamo che investano nei titoli di stato italiani”, visto che “investono l’80% all’estero”. Interessante, non trovate? I titoli di stato sono e restano tassati al 12,5% per favorire gli acquisti da parte del popolo bue, in quella che è una forma suprema di repressione finanziaria. Al contempo, tutti gli strumenti finanziari emessi da soggetti privati vengono massacrati di tasse. In fondo, investire nel debito pubblico è investire nel domani, no? High tech, digitale, biotech: sta tutto nel debito pubblico, venghino!

E notate anche la splendida polifonia entro la maggioranza: da un lato abbiamo i Delrio che teorizzano la repressione finanziaria (pur senza sapere che si chiama in questo modo, probabilmente) e mandano a dire ai fondi pensione che “occorre aver fiducia” nel debito pubblico italiano altrimenti ci pensa il governo, a colpi di tasse sugli strumenti finanziari emessi da privati; dall’altro lato ci sono invece gli Ichino che, con supremo sprezzo del ridicolo, invocano il Tfr in busta paga perché altrimenti ci troveremmo di fronte ad un attentato alla libera circolazione dei capitali in Europa, e comunque (bontà sua) occorre “incentivare la previdenza complementare”. Detto e fatto, Messere.

Attendiamo quindi fiduciosi che queste cavallette concludano la loro opera di “rieducazione” del popolo italiano, a colpi di manovre “rivoluzionarie”, che saranno pure “temerarie, però fatte da amministratori” (Delrio dixit). Ma tanto loro sono “amministratori”, sanno quello che fanno. E voi pagate.

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