di Vitalba Azzollini
Egregio Titolare,
ricorda Wile E. Coyote, il personaggio dei cartoni animati al perenne inseguimento di Beep Beep? Ogni volta esce fuori strada, continua a correre oltre il limite del dirupo, rallenta, guarda in basso, solleva lo sguardo, si ferma volgendosi allo spettatore, poi precipita rovinosamente appena si rende conto del nulla che (non) lo sorregge. Anche politici nostrani si inseguono l’un l’altro, nella folle gara a chi dice le cose più campate in aria: ma, a differenza del coyote, restano inconsapevoli del vuoto su cui (non) poggiano i propri assunti e, quindi, essi stessi.
Qualcuno prova ostinatamente a rompere l’incantesimo ipnotico – i.e. beata incoscienza – in cui sono immersi: su questo spazio web, in particolare, ove si opera un costante fact checking di tipo trasversale, ce n’è per tutti. Un recente post, ad esempio, riportava il passaggio di un articolo di Luciano Capone attestante l’infondatezza della cifra di nove miliardi che, secondo l’onorevole Luigi Di Maio, sarebbero stati risparmiati intervenendo sulle società partecipate da enti pubblici.
L’ingannevolezza del numero esibito dal pentastellato è stata rilevata anche in altra sede. Il ministro Marianna Madia, autrice di una riforma delle società partecipate, qualche giorno più tardi ha montato un filmato per smontare quanto Di Maio andava sostenendo. Più che smontarlo, a dire il vero, ha inseguito l’altro sullo stesso crinale: si è limitata a snocciolare cifre diverse in un video stile cartoni animati, senza fornire spiegazioni adeguate. Qualcuno obietterà che in 57 secondi – tanto dura il video – il ministro non poteva profondersi in analisi dettagliate.
Forse, evitando espressioni di scherno, musica di sottofondo e cartello finale, Madia non avrebbe sprecato tempo utile a chiarire meglio. Tuttavia, deve aver compreso lei stessa che nel filmato correva il rischio di apparire più come Wile E. Coyote, sospesa nel vuoto di cifre senza fondamento, che come una vera statista.
Quindi, ha tirato fuori il coniglio dal cilindro, sottotitolandosi: “stime di Carlo Cottarelli”. “Cottarelli” vuol dire fiducia, avrà pensato il ministro, memore di una pubblicità d’altri tempi. Ma riavvolgiamo il nastro: tre anni fa circa l’ex Commissario alla spending review stilò un rapporto dettagliato, contenente le stime dei risparmi derivanti da una riforma delle società pubbliche che aveva elaborato. Tali stime erano basate sull’applicazione di regole metodologiche precise, rafforzate da contrappesi volti a bilanciare la facoltatività di alcune scelte, e criteri operativi suscettibili di applicazione immediata.
La riforma Madia è tutt’altra cosa: i margini di discrezionalità da cui è connotata non consentono previsioni certe circa i risparmi che ne deriveranno. Questa non è l’opinione della sottoscritta, caro Titolare, ma quella del ministro. La Relazione Tecnica (RT) al decreto originario – dichiarato incostituzionale dalla Consulta, ma comunque operante e oggetto di correzioni da parte di un decreto approvato il 9 giugno scorso – riporta, a margine di alcune norme: risparmi di spesa “quantificabili a consuntivo” o “allo stato non quantificabili”, oppure “si otterranno degli immediati evidenti risparmi di spesa”, senza neanche una cifra.
Del resto, Madia l’aveva detto: per lei “la logica del risparmio” non è così importante. Avrà cambiato idea, dato il video che attesta risparmi non quantificati in documenti ufficiali? E se i risparmi non erano valutabili riguardo al decreto originario, tanto meno potranno esserlo a seguito del decreto correttivo, il quale amplia ulteriormente sia l’ambito della discrezionalità dei decisori che il perimetro delle partecipate escluse dai tagli. Anche in questo caso, non è l’opinione di chi scrive, ma quella del Servizio di Bilancio del Senato il quale, oltre a ribadire l’indeterminatezza dei risparmi (richiamando la RT precedente), rincara la dose, aggiungendo che essi potranno risultare inferiori rispetto a quelli conseguibili con le disposizioni già vigenti.
Ma allora, esimio Titolare, se i risparmi non possono essere al momento calcolati, i numeri dati da Madia non sono meno sospesi nel vuoto dei numeri dati da Di Maio. E non è tutto: il ministro – come detto – attribuisce a Cottarelli la stima dei risparmi derivanti dalla propria riforma. Ma le cifre fornite nel 2014 dall’ex Commissario non combaciano con quelle riportate da Madia, la quale le cita senza spiegare le ragioni per cui se ne discosta. Le avrà copiate male o la differenza è attribuibile a motivazioni che il ministro ha solo omesso di spiegare? Ah, saperlo…
Apporre a una riforma il marchio di qualità “Cottarelli” e reputare che così la gente (anche quella con doppia o tripla “g” iniziale) resterà soddisfatta non pare la strategia migliore. La stessa gente comincia a capire che vantare riforme “epocali” sospese per aria – senza cioè che ne siano precisati obiettivi quantitativi, parametri di valutazione e molto altro – è una sorta di presa in giro, e pure peggio. Inizia a essere chiaro che la mancanza di trasparenza ex ante circa una serie di punti essenziali serve a far sì che ex post possa vantarsi qualunque risultato strabiliante: se non si forniscono prima stime suscettibili d’essere poi riscontrate, ossia se non si sa in precedenza dove si va a parare, è ovvio che dopo tutto può valere.
Gli addetti ai lavori lo evidenziano con competenza: sotto l’epocalità di certe riforme c’è poco o niente, esattamente come sotto le zampe di Wile E. Coyote quando diviene consapevole che è sospeso nel nulla. Il rischio è quello di precipitare nel dirupo: non sarà che certi politici si salvano sempre perché hanno trovato la chiave di volta? Basta rinunciare alla propria coscienza, cioè alla fonte di ogni consapevolezza, e il gioco è fatto. Se poi nel dirupo ci finiamo noi, a loro poco importa.
