Momento delicato per il Cancelliere dello Scacchiere britannico, Rishi Sunak, guardiano dell’equilibrio di bilancio in tempi assai difficili. Se poi ci si mette pure la statistica, a mandare fuori controllo la spesa pubblica per motivi che nulla hanno a che spartire con la realtà, e su un tema che in ogni paese riveste alta rilevanza politica, la situazione si complica ulteriormente.
Le pensioni pubbliche di base del Regno Unito (basic State Pension) non sono granché, non arrivando a 200 sterline la settimana. Dal 2010, per decisione dei Conservatori, hanno un sistema di indicizzazione molto generoso, detto “triple lock“. Ogni anno vengono rivalutate del maggiore tra il tasso d’inflazione, espresso dall’indice dei prezzi al consumo, quello di crescita delle retribuzioni e il 2,5% fisso.
Il boom statistico da Covid
Quest’anno, c’è un problema statistico legato alla pandemia. Quando, in autunno, si deciderà la rivalutazione, apparirà chiaro che nel 2021 il parametro “vincente” è la crescita delle retribuzioni, che oggi si aggira intorno al +6% e che nel terzo trimestre toccherà il +8%. La forte crescita deriva dall’effetto confronto con lo stesso periodo dello scorso anno, quando le retribuzioni medie furono falcidiate dagli schemi di cassa integrazione, ma anche dalla perdita del lavoro tra i soggetti meno qualificati e che si occupavano di servizi in presenza.
In termini assoluti, oltre che per questo effetto di composizione, il confronto col 2020 mostrerà un mini boom delle retribuzioni che non deriva dalle condizioni dell’economia. Applicando un aumento di quasi il 6% alla massa pensionistica interessata, pari a 85 miliardi di sterline, si ottiene un esborso aggiuntivo di oltre 4 miliardi di sterline.
Importo che casualmente è pari al taglio di fondi alla cooperazione internazionale che il governo Johnson ha deciso mesi addietro, per recuperare risorse. Il meccanismo opera in modo asimmetrico: lo scorso anno le retribuzioni mostrarono una variazione annuale negativa, la stessa che mostreranno (per pura aritmetica) nel 2022, ma la crescita delle pensioni non è stata né sarà inferiore al fisso del 2,5%.
Il problema del Triple Lock non è solo nelle anomalie statistiche, che pure vanno affrontate, ma nel fatto che è molto generoso verso i pensionati. In un paese che invecchia e che ha tassi di dipendenza in crescita (rapporto tra pensionati a lavoratori attivi), è importante agganciare le rivalutazioni delle pensioni alla crescita del Pil nominale, come avviene nei sistemi contributivi.
I lucchetti elettorali dei Tories
La palla ora è nel campo di Sunak, con Johnson che vuole mantenere il meccanismo. Di certo, un paese che fa diventare una anomalia statistica un tema politico sensibile, non pare messo benissimo per il futuro. Soprattutto se è appena uscito da un’unione doganale e un mercato unico, e sta scalando pareti di vetro per avere proroghe su proroghe all’impatto con la realtà.
A conferma del fatto che ogni paese ha dei totem e delle formule magiche a cui impiccarsi, in Regno Unito il “triplo lucchetto” non è solo sull’indicizzazione pensionistica pubblica, ma riguarda anche una promessa contenuta nel manifesto elettorale dei Tory: niente aumenti di imposte dirette personali, imposte indirette e contributi sociali. Per il momento, questa promessa viene mantenuta ricorrendo all’aumento di imposizione sulle imprese per recuperare gettito, ma non è affatto chiaro per quanto potrà reggere. Come impedire aumenti di imposizione quando si ha un governo e un leader che hanno costruito consenso rivalutando il ruolo della spesa pubblica, resta un mistero.
Oppure potremmo semplicemente essere di fronte a un nuovo caso di negazione della realtà da parte di BoJo, che è pure alle prese con altro tema che perseguita da lunga pezza i premier di Sua Maestà: i costi della social care, legati in modo rilevante pur se non esclusivo, all’invecchiamento. Johnson ha detto che ci sarà una riforma per la sostenibilità finanziaria della relativa spesa, ma per ora nessuno ha visto nulla, e la riunione tra il premier, Sunak e il Segretario alla Salute, Matt Hancock (che pare in altre faccende affaccendato) continua a essere rinviata.
Boris il Temporeggiatore
Ricordiamo che la povera Theresa May (parlandone da politicamente viva) aveva avanzato una ipotesi di riforma dei servizi socio-assistenziali in cui lo Stato si rivaleva sull’eredità dell’assistito, lasciando centomila sterline agli eredi. Una sorta di aliquota del 100% sulle successioni, al netto di una franchigia.
Il tema è molto rilevante, la notoriamente elevata predisposizione di Johnson al rinvio, soprattutto di materie noiose come quelle dei conti pubblici, fa il resto. Altro indicatore della italianizzazione dell’inquilino del 10 di Downing Street.
Foto di Kerstin Riemer da Pixabay