Alla Leopolda, il professor Luigi Zingales si è cimentato non con l’economia ma con la sociologia, chiedendo che venga sradicata la “peggiocrazia” italiana, la cachistocrazia che sta distruggendo il paese con la pervasiva mancanza di senso civico che porta con sé. Questo è, a nostro giudizio, un tema fondamentale, la variabile soft ma terribilmente hard che spiega in amplissima misura il declino del paese.
Nel mondo politico manca cultura della meritocrazia, dice Zingales che cita gli esempi aberranti ed aberrati della “milanesità” di Vittorio Grilli quale criterio di scelta (ma Grilli resta un valentissimo economista, solo con sponsor impresentabili), o delle “carriere” interne alla Banca Popolare di Milano (Zingales forse ignora quello che accade in altre, non meno “prestigiose”, realtà bancarie italiane). “Non c’è persona più fedele del buono a nulla, perché non ha alternative“, dice l’economista italiano di Chicago, che di recente ha già elaborato in merito al declino della meritocrazia in America. Basta a raccomandati e figli di papà, si investa in capitale umano, non in clientelismo. Grande verità. I problemi, nel discorso di Zingales, sorgono al momento del “che fare?”
“Occorre eliminare una classe dirigente incompetente e corrotta”. Vaste programme, en effet. Ma come? Creando un “Premio per gli onesti”, che sarebbe la fornitura di una protezione e di una ricompensa per chiunque denunci un reato a cui non ha partecipato. Poi, “eliminazione dei colpevoli”, perché “se tutti sono colpevoli, nessuno è colpevole”. Obiettivo deve essere il cambiamento, non la vendetta. L’esempio migliore di questa pacificazione, secondo Zingales, è il Sudafrica post-Apartheid, basato su amnistia dei reati della minoranza bianca. Parimenti (si fa per dire), Zingales chiede che i ladri italiani (ché di quello si tratta) si autodenuncino, rendano il maltolto e si ritirino a vita privata. Confessioni visibili su internet, e da effettuare entro un ristretto periodo di tempo, “altrimenti l’amnistia non vale”. “Nel frattempo, il premio per i Denunzianti Civici creerà una pressione sufficiente per impaurire i membri della Casta” (sic)
Ottimo, lo compro. E come si applica? Voglio dire, se nessuno si denuncia entro la mezzanotte del giorno X che facciamo, li andiamo a prendere casa per casa? E chi decide se qualcuno ha compiuto un reato se manca la confessione, la psicopolizia degli Ottimati? Zingales non lo spiega, “perché non sono un giurista”, e soprattutto è fortunato a non vivere in Italia: qualcuno che non lo ama potrebbe farlo catturare nel cuore della notte, con una delazione mirata.
Ora, con tutta la sconfinata e largamente immutata stima che nutriamo per Luigi Zingales, la domanda sorge spontanea: non è che siamo finiti un po’ sopra le righe? E tutti i garantisti a 32 carati, come ad esempio quelli del Foglio ed i tuttologi multimediali che sbavano per Renzi: a nessuno è finora venuto in mente di alzare la manina e chiedere lumi su questo punto del programma leopoldesco? Lo vedreste bene in bocca a Di Pietro e ai Grillini? Noi si. Perché questa dei “Denunzianti civici” a noi non suona benissimo, e non vorremmo che qualcuno prendesse alla lettera Zingales, quando parla di “eliminazione dei colpevoli”. Ma di certo stiamo equivocando.