Alla fine, è accaduto quello che qui si attendeva: i ministri delle Finanze di Germania e Finlandia hanno emesso una nota in cui accusano la Commissione europea di aver modificato, in qualche modo arbitrariamente, i criteri di flessibilità di bilancio pubblico concessi a Francia e Spagna.
Il memo, visionato dal Financial Times, accusa:
“Dal 2012, la Commissione ha sostanzialmente modificato il modo in cui valuta se uno stato membro ha intrapreso azioni efficaci per rispettare le regole di bilancio della Ue. I recenti cambiamenti metodologici implicano il rischio di diluire in fase di implementazione le regole di recente nuovamente rafforzate”
Il punto è presto detto: Francia e Spagna se ne stanno sostanzialmente fregando del percorso di rientro verso il 3% di deficit-Pil, per fare respirare le proprie economie. Per afferrare meglio i termini della questione, la Francia dovrebbe raggiungere la soglia “magica” l’anno prossimo, ma le ultime stime della Commissione europea la vedono invece al 3,9%, dopo aver toccato il 4% alla fine di quest’anno. I francesi, per bocca del ministro delle Finanze, Pierre Moscovici, stanno facendo finta di nulla, ed anzi affermano che i modelli della Commissione ignorerebbero l’impatto positivo delle misure adottate dal governo di Parigi, tra cui il chimerico taglio di 50 miliardi di spesa pubblica entro il 2017 ed il non meno fantasmagorico “patto di responsabilità” a favore delle imprese private.
Per la Spagna, discorso analogo. Il paese preso a modello da molti disinformati commentatori e politici italiani sforerà anche quest’anno i target di avvicinamento al 3% di deficit-Pil, toccando il 5,8% ma soprattutto è atteso tornare al 6,5% nel 2015, mentre il premier Mariano Rajoy promette una “flat tax” di 100 euro mensili di contributi per due anni a favore di assunti a tempo indeterminato ed una imponente no tax area posta a 12.000 euro. Il tutto mentre il paese continua, tra le altre cose, ad avere un deficit di tariffa elettrica che resta intorno ai 4 miliardi annui. Prima o poi, qualcuno si accorgerà anche nell’ottusa Italia che la Spagna ha un problema strutturale di bilancio pubblico.
L’impressione, più volte richiamata su questi pixel, è che in molti abbiano capito che il 3% di deficit-Pil è una trappola contabile e ragionieristica, e che è meglio fregarsene ed attendere che il gap venga colmato “spontaneamente” dalla cosiddetta ripresa che tutti prevedono per l’Europa da quest’anno. Come finirà? Attendiamo sviluppi, ma è ormai evidente che i tedeschi hanno preso atto che in molti hanno deciso di lasciarli pontificare sulla austerità e farsi gli affari propri. La questione sarà gestita dalla prossima Commissione Ue, sperando che nel frattempo la regione non sia caduta vittima della deflazione. In quel caso, è facile prevedere la ripresa di forti tensioni politiche contro i tedeschi, soprattutto se questi ultimi finiranno col legare le mani a Mario Draghi.