Oggi Matteo Salvini, nel suo nuovo ruolo di fattivo leader politico impegnato a sostenere concretamente l’economia italiana, anche per non dare dispiacere ai leggendari “imprenditori del Nord” che lo avrebbero spinto a maggiore concretezza, come narra la leggenda, si è espresso nel merito della spiacevole vicenda Alitalia. Dimostrando un piglio da costruttore che ricorda qualcuno e qualcosa.
Così parlò il Capitano:
Ci sono investitori privati che si stanno riaffacciando, io personalmente sto dialogando con alcuni di questi. È uno dei dossier che abbiamo ereditato, non possiamo perdere una compagnia di bandiera. Faremo di tutto per salvare non solo i posti di lavoro ma per rilanciare Il turismo è il 13% del Pil non possiamo come ‘sistema Italia’ non avere una nostra compagnia di bandiera
Silvio, esci da questo aereo
Che dire? Alcune cose. In primo luogo, che Salvini sembra ripercorrere la strada di Silvio Berlusconi, con i suoi “capitani coraggiosi”. Siamo in piena modalità “ghe pensi mi“. Che tuttavia, pare non aver portato grande fortuna ai contribuenti italiani.
Poi, che Salvini pare credere che il “Sistema Italia” e il suo 13% di Pil generato dal turismo necessitino di una “compagnia di bandiera”; qualunque cosa ciò significhi. Tutto per evitare i famosi “rapimenti” verso la Valle della Loira, di cui parlava Berlusconi, probabilmente. Se poi la “compagnia di bandiera” dovesse sbandierare perdite, consideriamole l’avviamento sull’investimento turistico e, se la Ue non è d’accordo, iniziamo a minacciare di uscire dall’euro.
Ecco tornare il famoso tema dei limiti europei agli aiuti di Stato, alla base dell’inarrestabile declino di questo paese. Quando la realtà -prima che la Ue- ci ha imposto di non sussidiare tutte le aziende morte che questo paese produce in quantità industriale, sono iniziati i guai.
Se ricordo correttamente, ai tempi di Berlusconi per qualche tempo girò anche il nome di Aeroflot come cavaliere bianco di Alitalia, dati gli eccellenti rapporti del Cavaliere col Cremlino. Forse Salvini pensa che ora sia giunto il suo momento di far valere queste relazioni privilegiate con la Grande Madre Russia.
Oppure, visto che Salvini, narrano le cronache, è il paladino dei fattivi imprenditori del Nord, magari vedremo sorgere una bella cordata di veneti o varesotti, che non vedono l’ora di mettere soldi in Alitalia, chi può dirlo. O forse sono gli intermediari che hanno offerto 27 milioni di dosi di vaccino a Luca Zaia che si offrono di reinvestire parte dei proventi in Alitalia.
Il dossier ereditario e congenito
C’è tuttavia da dire che Salvini conosce perfettamente il dossier Alitalia, essendo stato magna pars del governo gialloverde, quello che si è inventato la cordata FS-Delta, che tanto successo ha avuto per i destini del “nostro” (ahimè) vettore. Quindi penso avrà studiato approfonditamente il piano industriale e lo abbia rielaborato per consentire un eclatante successo. E quando dice “abbiamo ereditato il dossier” si riferisce proprio a se stesso, anche se la sua modestia gli impedisce di vantarsene.
Importante, come ebbe a dire il Capitano medesimo, è “non svendere” Alitalia, men che meno a Lufthansa. Io, che a differenza di Salvini non sono esperto di antimateria, continuo a chiedermi come sia possibile “svendere” qualcosa che ha valore economico profondamente negativo, ma qui si vede la differenza tra un leader politico dotato di visione e un quisque de populo come il sottoscritto.
Mi pare peraltro che sul piano della comunicazione ci siano tutti gli ingredienti narrativi per l’ulteriore masturbazione del patrio orgoglio, visto che spuntano ormai numerosi quelli che “Lufthansa ha avuto miliardi di soldi pubblici, chi siamo noi per non poter fare lo stesso?”, e via elencando, mentre attendiamo che da Bruxelles arrivi la richiesta di restituire tutti i miliardi di soldi dei contribuenti girati ad Alitalia, a titolo di prestito-ponte verso il nulla.
Risanamento e Rinascimento
Ma Salvini è solo l’ultimo e il più vocale dei nostri patrioti impegnati a dare l’assalto ai soldi dei contribuenti italiani nel tentativo di riportare in vita aziende dépassé. Ricordiamo Matteo Renzi e il suo ottimismo della volontà:
Allacciatevi le cinture, perché stiamo decollando davvero, piaccia o non piaccia a chi passa il tempo a lamentarsi. Stiamo rimettendo il Paese a correre come deve correre.
Oltre ad allacciare le cinture, abbiamo pure tirato la cinghia, per coprire altri miliardi di perdite. Assieme alle cinture, pare sia sceso anche il kit di sopravvivenza, con respiratore.
Un po’ come MPS, quella che era un affare su cui investire, quella risanata, quella che attendeva investitori americani e del Golfo. Tutto un Rinascimento ante litteram e post mortem, in pratica. Sicuramente ci è sfuggito qualcosa, in queste considerazioni. Dicono sia colpa del referendum costituzionale del dicembre 2016.
Dati i passati trionfi non è dato sapere se, per fare sistema, Salvini stia puntando ad una cordata di pastori sardi per rilevare Alitalia e prendere due forme di pecorino con una fava, garantendo anche la problematica continuità territoriale col continente.
Il governo Draghini
C’è però da essere profondamente ammirati per l’attivismo del leader leghista, che ha una capacità di gestione del tempo che verrà presto insegnata nelle migliori business school di Caracas e nei peggiori bar del Giambellino. Non c’è tema dell’agenda politica su cui Salvini non elabori e proponga.
Con il governo Draghi la monofonia è la sua, anche per effetto dell’operoso silenzio del premier, che forse va spronato ad agire. E chi meglio del figlio del “modello Lombardia”, così magistralmente incarnato dalla giunta Fontana-Moratti-Bertolaso, per esportare in tutta Italia la formula vincente?
Già suoi avversari, o ex avversari, sono stati convinti da questa sua vulcanica propositività, al punto da passare in poche ore da auspici di regioni omogeneamente arancioni a ristoranti aperti a cena, al grido “se li puoi battere, alleati con loro“. Possiamo quindi affermare che il ritorno al governo di Salvini è una vera benedizione, anche per chi ha passato il proprio tempo ad avversarlo, in un remotamente prossimo passato, quando non eravamo in guerra con l’Estasia.
Come che sia, ricordate: Alitalia è figlia di questa classe politica, tutta. Soprattutto di quelli che hanno creduto che una pandemia fosse la migliore opportunità per resettare tutto. Credevo fosse business ma era ‘a livella.