Erasmo da l’Unità, elogio della follia propagandistica

Come anche i più distratti tra voi avranno notato, nelle edicole italiane è tornata l’Unità. Prima che qualcuno tra voi corra ad informare il Gran Capo Estiqaatsi, ci corre l’obbligo di segnalarvi un articolo pubblicato oggi, a commento della congiuntura italiana. Perché quello che manca, al panorama dell’informazione italiana, è un po’ di sana propaganda in mezzo a tanta analitica oggettività.

Il pezzo è firmato da Vladimiro Frulletti, per pochi giorni direttore responsabile del rinato foglio prima di essere avvicendato da Erasmo D’Angelis, già coordinatore della struttura di missione di Palazzo Chigi contro il dissesto idrogeologico. Si parte subito con il titolo, quattro passi sulla frontiera dell’universo lisergico:

«Una ripresa record, figlia di quei tanto contestati 80 euro»

Il pezzo viene in seguito diligentemente svolto prendendo le mosse dalla crescita tendenziale della produzione industriale italiana di maggio, un certamente positivo 3% ma che va contestualizzato. Ad esempio entro il quadro europeo, di ormai nota ed acquisita ripresa ciclica (Grecia, Cina e tassi Usa permettendo). E sappiamo che l’Italia sta vivendo questa ripresa ciclica dal basso della sua caratteristica posizione di laggard, cioè di ritardataria, con una crescita del Pil 2015 che ad oggi dovrebbe posizionarsi intorno allo 0,7-0,8%, all’incirca la metà della media attesa europea.

Ma il fatto di essere fanalino di coda di un gruppone che cresce su base ciclica non disincentiva il buon Frulletti dal proseguire la sua narrazione. Giungendo a citare l’indice di direttori acquisti del settore manifatturiero, un sondaggio elaborato dalla società specializzata Markit, che è di solito un discretamente preciso anticipatore degli hard data, cioè dei dati effettivi. Questo sondaggio mostra per il mese di giugno la prosecuzione dei trend espansivi in manifattura, anche nella componente riferita all’occupazione ed un aumento dei tempi di consegna dei fornitori, che indica ripresa di attività.

A questo punto, Frulletti ritiene di sgombrare il campo da interpretazioni “esogene” sull’origine della ripresa, e sostiene che non è l’export a tirare, che il calo del greggio non si è riflesso in un calo dei prezzi alla pompa e, quanto a quello dei tassi, i “prestiti a famiglie ed imprese continuano, malgrado il pressing di Mario Draghi, a languire”. Ohibò, e quindi? Donde proviene questa “intensa” ripresa? Ta-daaaa, ecco a voi l’ipotesi di Frulletti:

«Allora forse converrà guardare con meno scetticismo ai famosi 80 euro. Soldi in contanti finiti nelle buste paga (e da qui nelle tasche) di milioni di italiani. Così come il taglio dell’Irap ha dato un po’ d’ossigeno alle imprese»

Ah, ecco! Come abbiamo fatto a non pensarci prima? Non è ripresa ciclica generalizzata in Eurozona grazie ad eventi positivi irripetibili, sono gli 80 euro! Ed anche dalla composizione del tutto “etica” di questa manovra:

«Misure controbilanciate dal governo con un aumento della pressione fiscale sulle rendite (meno tasse sul lavoro, più tasse sulla finanza)»

Perbacco, il governo Renzi ha colpito “la finanza”. Termine col quale si indica il risparmio degli italiani: depositi, conti correnti, obbligazioni non di stato. Siete degli squallidi speculatori, cari risparmiatori italiani, fatevene una ragione. E poi ci sono i consumi, sempre più gajardi, nel maggico mondo de l’Unità.

«Sarà un caso, ma da quando ci sono gli 80 euro i consumi sono ripartiti. Sono quattro trimestri consecutivi (da luglio 2014) che la domanda interna delle famiglie italiane sale. Quindi più del destino qui conta quella che gli economisti chiamano “correlazione statistica”. Vuol dire che se un effetto si vede costante e per un periodo di tempo medio-lungo allora significa che quell’effetto non è frutto della buona sorte, ma di scelte precise»

Ohibò, “correlazione statistica”. Che poi sarebbe trend, immaginiamo. “Frutto di scelte precise”. Se per “domanda interna delle famiglie italiane” (sic), si intendono le vendite al dettaglio, i conti non tornano, gentile Frulletti. Lo dice l’Istat. Se invece si tratta dell’andamento tendenziale (cioè su stesso periodo dell’anno precedente) della spesa delle famiglie residenti, come desunto dalle variazioni di Pil trimestrale, e quindi fermo al primo trimestre 2015, anche qui non vediamo il boom dei consumi domestici. O meglio, non lo vede l’Istat. I tendenziali dei quattro trimestri precedenti non si schiodano da +0,5% quando va bene, che è effetto-confronto con momenti molto difficili della nostra economia. Non solo: i “quattro trimestri consecutivi” di tendenziale positivo partono dal secondo trimestre 2014, a confronto con lo stesso trimestre del 2013. Il che vuol dire che, tranne che il tendenziale del primo trimestre 2015, questa è roba del governo Letta, quello che “non è capace, poverino”, signora mia. Last but not least, la variazione congiunturale del primo trimestre 2015, della “spesa delle famiglie residenti” è stata zero. Ottanta euro? Governo Renzi? You cannot be serious, man.

In caso vi foste persi, Frulletti vi omaggia del compendio:

«Riassunto: le famiglie consumano di più, le fabbriche producono di più, e i posti di lavoro aumentano»

Eh si, i posti di lavoro “aumentano“. E l’Unità è un giornale sobrio, inteso come opposto di ubriaco.

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